Boom! Il 2019 comincia, per quanto mi riguarda, con il botto, con il micidiale album “This Is Not The End”, la prima fatica del terzetto di Oslo degli Spielbergs. Non certo un nome nuovo per i lettori di IFB che, come noi, hanno vsto crescere questa band, attendendo che arrivasse questo esordio.
Il primo EP e i successivi singoli ci lasciavano presagire che tutto sarebbe andato bene, ma qui le aspettative sono state superate. “This Is Not The End” è qul disco che farà letteralmente impazzire di gioia i fan di Beach Slang o Cloud Nothings. Pieno zeppo di canzoni che viaggiano sparate, con cori trionfali da gridare a voce alta. Uno sguardo al pop-punk ma anche uno deciso al power-pop, mentre fanno capolino anche dei brani che mostrano un lato più malinconico e raccolto di una band che dimostra di avere grande personalità e non solo il piede fisso sull’acceleratore. Pregelissime anche certe code soniche e strumentali, in cui parlare di rabbiose visioni shoegaze deraglianti non è così strano.
Ma non c’è solo questo, non c’è una struttura musicale che lascia il segno, no, a vincere è una passione travolgente, un uragano fuzz, chitarristico e ritmico che spesso ci travolge e non ci molla più.
Non potevamo non approfondire il discorso con questi ragazzi che, molto gentilmente, hanno risposto alle nostre domande…
Ciao ragazzi, come va? Da dove ci state scrivendo?
Hei, come diciamo in norvegese, tutto bene. Sono davvero contento di fare la nostra prima intervista italiana! Stiamo scrivendo da Oslo, guardo la neve che cade sopra a tutta la neve che c’è già .
Domanda banale, lo so, ma in realtà non abbiamo molte informazioni su di voi: ci racconti qualcosa del passato della band?
La band è nata per necessità , per così dire. Siamo stati tutti in band diverse prima, ma non eravamo comunque dell’idea “siamo al verde e suoniamo in una band”. Quindi, abbiamo studiato, trovato i nostri lavori e famiglie e abbiamo provato a vivere senza suonare. Ma qualcosa mancava dalle nostre vite, così Mads (voce / chitarra) e Christian (batteria) hanno iniziato a riunirsi il venerdì per fare jam, dopo un po’ Christian ha trovato Stian (basso / voce) e la band era completa!
Album uscito oggi! Come vi sentite?
Siamo eccitati, nervosi, felici, angosciati, orgogliosi e impazienti. Un sacco di turbolenze interiori dentro di noi, davvero.
Conosciamo la vostra musica grazie al primo EP, “Distant Star”, che ci ha davvero dato una bella botta! Rispetto a quel primo lavoro, avete deciso di cambiare qualcosa nell’album di debutto?
Bene, prima di tutto Ricky, grazie per aver segnalato quell’EP già in precedenza! L’album è più o meno su quella stelssa linea, ma mostra anche qualcosa in più della nostra varietà speriamo. Il formato dell’album, più lungo, ci dà più libertà di fare diversi tipi di canzoni. Quindi oltre ai brani veloci e brevi, ci sono anche quelli più lenti.
Adoro il titolo dell’album. Sembra che tu voglia dire: “ok, siamo arrivati “‹”‹e questo è solo l’inizio, restate pronti!” Ho sbagliato?
No, non ti sbagli! Può essere visto come una dichiarazione forte, certo: non abbiamo ancora finito. Può anche essere visto come un commento a noi stessi, che siamo riemersi dai nostri anni in cui non suonare più e abbiamo trovato una gioia immensa nel farlo di nuovo.
Chitarre ruggenti e melodia. Mi sembra che fin dalla vostra prima canzone questi due elementi siano sempre state le basi del vostro suono. Che ne dici? Avete qualche band che è un riferimento importante per voi?
Sì, quelli che citi sono per noi due elementi importanti. Siamo fan di band che hanno voglia di tenere le chitarre in evidenza, come Cloud Nothings e Hot Snakes. Allo stesso tempo, abbiamo un cuore pulsante per le forti melodie della musica pop, come i 1975, Vampire Weekend e Guided By Voices. Abbiamo un profondo rispetto per l’artigianalità della scrittura delle canzoni che deve essere curata, non solo lanciare riff di chitarra e poi andarci su con alcune linee vocali.
Ascoltando ora il disco c’è qualcosa che ti colpisce o che ricordi con piacere?
La canzone “Forevermore” non doveva nemmeno essere registrata! Stavamo lavorando ad un’altra canzone in studio, ma faticavamo ad ottenere il suono giusto. All’improvviso Christian ha iniziato a suonare la batteria per “Forevermore” e ci siamo lanciati dritti in studio.
Il disco è favoloso. Ricco di melodia ed energia. è impossibile rimanere fermi mentre si ascolta la vostra musica, ma (e lo hai detto anche tu) ci sono questi momenti più raccolti. Come sono nati “Familiar” e “Sleeper”?
Grazie Ricky! Sai, anche a noi piacciono i nostri momenti più “tranquilli”, queste canzoni sono importanti per noi. Su “Familiar” volevamo fare una canzone meditativa, ma senza abbassare l’overdrive su basso e chitarra. Una specie di power-ballad forse? ha-ha. C’era un pianoforte in studio, quindi abbiamo fatto diversi passaggi su questo per creare qualcosa di simile al lavoro di Steve Reich, nel mezzo e alla fine, giusto per dargli quel tocco meditativo.
“Sleeper” era in origine solo un breve pezzo per chitarra acustica, ma, per dare una strana atmosfera al testo, abbiamo messo degli strati di tremolo-picking sulle chitarre acustiche, per emulare un quartetto d’archi o qualcosa del genere.
Posso confessare che amo le chitarre e il power pop, ma mi piace anche il pop e amo la vostra connazionale Sigrid? Vi piace?
Sì, ci piace moltissimo. Ha delle vere belle canzoni, non solo un suono e un’immagine. Come norvegesi, beh, è bello vedere qualcuno dal nostro paese che si comporta (in temrini qualitativi) così bene all’estero.
Una volta Dave Grohl (penso che fosse lui) ha detto che tutti questi samples / plugin e così via sono pericolosi per la musica. “Se tutti i musicisti usano un suono della chitarra falso, il pubblico inizierà a pensare che una chitarra ‘vera’ abbia quel suono infelice“. Voi come vi rapportate alla tecnologia in studio?
Allora, non siamo uno di quei gruppi rock puristi, che non possono usare un amplificatore a meno che non ci sia sopra polvere degli anni ’60, ma pensiamo comunque che il miglior suono provenga da una buona chitarra collegata a un amplificatore e fatta girare al massimo. Non abbiamo però paura di usare la tecnologia disponibile per farci suonare meglio durante la registrazione. I nostri produttori sono quelli che conoscono il meglio di queste cose, noi ci concentriamo principalmente sul suonare. Ma, in generale, riteniamo che la tecnologia offra, a più persone, la possibilità di fare musica da soli, senza dover spendere un sacco di soldi per andare in studi costosi, e questa è sempre una buona cosa. Ci saranno sempre bambini che scelgono le chitarre e vogliono suonare il rock, quindi non siamo così preoccupati.
Non conosco Oslo. Non ci sono mai stato. Puoi parlarmi della tua città ? Oslo ha “favorito” la vostra crescita musicale?
Oslo è una piccola città che finge di essere una grande città . Ci sono un sacco di ristoranti, bar e locali per la musica dal vivo uno vicino all’altro, e questo la rende una città fantastica per gli amanti della musica. Se parliamo di cibo poi è anche ad un livello più alto di quanto tutti noi crediamo, con nuove idee che spuntano ogni settimana. Intorno alla città c’è una grande foresta che chiamiamo “Marka”, con molti buoni sentieri per le escursioni e infinite possibilità di pesca e campeggio. Per nove mesi c’è freddo, ma le estati sono belle!
Poi si, è anche un buon posto per musicisti, come ti dicevo, con molti locali di diverse dimensioni dove le band possono suonare la loro musica. Nel corso degli anni, la scena underground qui ci ha dato molto supporto e possibilità di crescere e c’è sempre l’opportunità di vedere molti grandi spettacoli di band locali e internazionali.
Grazie ancora ragazzi. C’è una canzone che vi piace particolarmente e che possiamo usare come colonna sonora per concludere questa intervista?
Grazie a voi! Se intendi uno dei nostri brani,beh, probabilmente “4 AM”. Se possiamo scegliere tra tutta la musica, vorremmo “Fishing The Sky” degli Appleseed Cast. Una canzone bellissima di una grande band!