di Dario Ardias Thorre
Quarant’anni fa, tondi tondi.
Era il 1979 e io, dalla prima volta che l’ho visto, continuo a correre verso Union Square insieme con Swan, Cochise e tutti gli altri. Raramente un film riesce a conservare inalterato, dopo tutto questo tempo, l’alto tasso di adrenalina, ritmo e credibilità come ‘The Warriors’ o ‘I Guerrieri della Notte’, come più vi piace. Diretto da Walter Hill, cineasta immaginifico e a tratti epico nel suo narrare, ‘The Warriors’ evidenzia un tema caro ad Hill, quello del movimento, del viaggio, viaggio interiore e fisico che verrà riproposto anche in ‘Mississippi Adventure’ o in ‘Johnny il Bello’ con Mickey Rourke. Non mi dilungherò sui richiami letterari della pellicola, li sapete tutti, almeno quelli di voi che lo amano; l’Anabasi di Senofonte certo e lo storico greco se ne sta lì ad osservare questa epica avventura fatta di inseguimenti, violenza e tensione dove ogni personaggio, all’interno del rigoroso perimetro che gli spetta, contribuisce come una tessera di un mosaico a rendere immortale ogni sequenza. Quella iniziale dove le gangs prendono la metro per il bronx accompagnate dal mitico tema di Barry de Vorzon, passando per il discorso di Cyrus all’abnorme distesa di bande variopinte e pittoresche.
Da qui incominciamo a conoscere i Guerrieri e le loro personalità non potendo fare a meno di incuriosirci per la tracotanza di Ajax, un James Remar in stato di grazia tronfio e imbattibile al punto giusto, o per l’afroamericano Cochise addobbato come un sioux o per il piccolo Rembrandt il writer del gruppo. E mentre avanziamo in una silenziosa New York al neon, come il più classico dei videogame affrontiamo insieme con i protagonisti tutte le bande rivali in una sorta di gara ad eliminazione diretta. L’inseguimento dei Thurnbulls sul loro bus è una scena che ha fatto scuola, citata e rifatta (su tutti quel capolavoro trash che è ‘Doomsday’) in vari film, restiamo senza fiato davanti all’identità dei Riffs, forse i più potenti di tutti, applaudiamo per il make up fantastico dei Furies e ridiamo dell’inettitudine degli Orfani capitanati da Sully: “Gente da 10 cents, sentenzia Fox, Per quanto ne so non sono nemmeno sulla mappa“.
Capito che tutta New York li cerca, i Guerrieri devono tornare a Coney Island in una sorta di gioco al massacro dove avranno comunque la meglio guidati da un leader silenzioso e riflessivo come Swan, degnamente impersonato da Michael Beck. Non esistono comprimari e questo è un punto di forza del film e plauso alla sceneggiatura. Tutti sono importanti anche solo per un gesto o una semplice battuta o per l’abbigliamento o il modo di camminare e tutti fanno parte di un affresco epocale al quale non interessa porre domande sociologiche o morali, se cioè sia giusto schierarsi contro le forze dell’ordine o seminare violenza gratuitamente, no, bensì stare di fianco a un pugno di eroi urbani esaltandosi per le loro gesta. Non esiste nemmeno squallido e banale sentimentalismo nell’incontro tra Swan e Mercy, impersonata da una sensuale e ruvida Barbara van Valkenburgh, anzi all’inizio temiamo non ci possa essere nulla tra i due che invece, lentamente, si ritrovano, entrambi rifiuti di un mondo che li disprezza e che disprezzano, sulle stesse frequenze. Memorabile la scena in metropolitana quando Swan blocca la mano di lei intenta ad aggiustarsi i capelli colta da improvvisa vergogna nei confronti dei giovani di bell’aspetto seduti di fronte a loro.
“Nowhere to Run”, cover dell’originale di Martha and the Vandellas, qui più sguaita e ritmata e “In the City”, scandiscono le scene più sapienti mentre le tumide labbra di Dolly Bomba dalla radio, ammoniscono i Guerrieri che sarà impossibile ritornare alla base. Posso mai chiudere questo omaggio senza citare l’assoluta intuizione geniale di Luther, alias David Patrick Kelly, capo squinternato e psicopatico dei Rogues? No che non posso. Come fai a non amarlo nella sua vigliacca pazzia e nel suo leggendario gesto delle tre bottigliette infilate nelle dita mentre cantilena in un crescendo sempre più folle: Guerrieriiii giochiamo a fare la guerraaaa??
Arriva l’alba e i Guerrieri, ormai a casa sani e salvi nonchè scagionati dall’accusa di aver ucciso Cyrus, si concedono una passeggiata liberatoria sulla spiaggia. E noi, sazi della visione, ci domandiamo cosa abbiamo visto, se un western, un thriller, un film di guerra o uno spaccato di vita underground proprio della fine degli anni settanta. ‘I Guerrieri della Notte’ è tutte queste cose e di più, è un inno al cinema d’azione della miglior specie, un affresco multicolore che non stanca nemmeno dopo quarant’anni perchè quella divisa fa fatica a cadere giù, non può essere tolta.
“Io la divisa non me la tolgo neanche da morto” Cowboy.