Augustus Muller e Jae Matthews si incontrarono qualche anno fa e, complice un ballo sulle note dei New Order, iniziarono la loro storia artistica e sentimentale.
Se i lavori degli esordi finivano per rendere più forte e convinta la loro unione, questo è l’album della rottura, anche se forse non artistica sicuramente sentimentale.
Nonostante questo i Boy Harsher continuano, in questo nuovo lavoro, a proporre un dark pop elettronico, molto ballabile, che sicuramente funziona nei luoghi adatti e con le costruzioni cinematografiche dei loro show, ma che non convince del tutto in questo nuovo album.
Se Augustus Muller da un lato compone un elettronica con una costruzione ricercata ma non abbastanza innovativa, Jae Matthews, con la sua vocalità , dà alle composizioni un’atmosfera più oscura, con una interpretazione che non lascia spazio alla forza ritmica dei brani.
Questo pur essendo un aspetto interessante del duo, non riesce a decollare all’interno dell’album e a creare una lavoro da ricordare.
Il sound della band richiama l’elettro pop degli anni 80, non tanto quello dei duo tipo Yazoo, Eurithmics o Soft Cell, ai quali naturalmente va il pensiero e dove la parte vocale era fortemente caratterizzante, ma piuttosto alcune cose dei Depeche Mode del loro secondo e terzo album .
Ovviamente il lavoro risente anche della loro nuova situazione personale e spesso è il tema dell’ abbandono a dominare i testi, descritto in una maniera quasi cinematografica, anche nei brani che ho maggiormente apprezzato che sono sicuramente “LA”,”Face the Fire” e “Tears”.
Questo è un album che può anche affascinare ma, personalmente, non l’ho trovato abbastanza innovativo, riproponendomi un sound che già negli anni 90 sembrava aver già detto tutto.
Photo Credit: Jordan Hemmingway