“Five”, il nuovo album dei White Lies, vede la luce il 1 febbraio 2019 sotto il marchio PIAS. Un lavoro che punta in una direzione drasticamente nuova, il cui segno principale è una sorta di virus pop che infetta tutto l’album.
“Time to Give” della durata di ben 7.34 minuti, apre l’album con pacata finezza, strizzando l’occhio alle atmosfere synth-pop degli anni “’80. La lunghezza del pezzo non risulta eccessiva, al contrario, lascia all’ascoltatore il tempo d’immergersi nel nuovo sound creato appositamente per “Five”.
Segue “Never Alone”, pezzo da ascoltare tutto d’un fiato in una giornata assolata. In questo brano, come in “Tokyo” i suoni sono più chiari e leggeri, nonostante l’intensità ed intimità dei testi. Anche la baritonale voce di Harry McVeigh è fresca, accarezza degli orizzonti nuovi, più dolci.
“Finish Line” è estremamente cinematografica ed assieme a “Kick Me” viene a formare una coppia di ballad poco convenzionali, che non ci si aspetta di certo da una band come i White Lies. “Tokyo”, invece, è super pop. Chiunque vi dica che il ritornello non gli è rimasto impresso sta mentendo. Ascoltando questo brano, in piena salsa pop anni ’80, non si fatica molto ad immaginarsi una sfida a colpi di karaoke. Magari, ironia del caso, proprio nella stessa “Tokyo”.
Le chitarre sono più pesanti e vibranti in “Jo?”, facendolo risultare, probabilmente, come il brano più iperattivo della discografia della band. Assieme a “Jo?”, “Denial” fa da spartiacque tra le due possibili hit di “Five”: “Tokyo” e “Believe It”.
“Believe It”, per l’appunto, è il segno definitivo di una sperimentazione voluta dai White Lies. Un tentativo di liberarsi dall’etichetta grigia, dal monolitico sound post-punk che li contraddistingue sin dall’inizio della loro carriera musicale.
“Fire And Wind”, apocalittica e geniale, chiude l’album regalandoci un finale che soddisfa i cultori del primordiale suono buio dei White Lies.
Siamo ad anni luce dalla genialità di album come “To Lose My Life…” e “Rituals”, questo è certo. La sola consolazione che ci resta è che, al contrario di molte altre band, i White Lies mostrano di saper esplorare e reinventarsi. “Five” è solo un nuovo capitolo della loro bella storia musicale. La band cerca un’evoluzione ed è cosa giusta e buona.