Noah Benjamin Lennox dalla sua casa di Lisbona scende in spiaggia, armato di chitarra e sintetizzatore, e sale sul suo piccolo batiscafo, per farsi un giro in acqua.
Ha poca voglia di fare sul serio Panda Bear, oggi: allora si immerge subito tra le piccole bollicine di “Dolphins” e gioca con l’autotune e il suo computer, mentre tutto intorno lo scenario è calmifico, ceruleo e cobalto. E’ un buon modo per svagarsi, questo. Allora via con qualche raggio laser e strimpellando la chitarra in “Cranked”, “Master” o “Buoys” a velocità sostenuta, senza fretta, senza particolare voglia di impressionare, pare. O di trovare qualcosa di nuovo nell’oceano musicale, tantomeno di esplorare angoli o dorsi fino ai quali non si era mai spinto.
L’approccio – come la strumentazione- è sì minimale, ma non trascurato, come quando si prende un po’ di tempo per se stessi lontano dalla terraferma e dai suoi ritmi frenetici: hai anche quindi modo di fischiettare o buttare giù qualche cantilena senza cercare di darle spessore, giusto per svago, per vedere l’effetto che fa, per lasciarsi un po’ ipnotizzare dal contesto. O di parlare di qualche pensiero tuo, senza cercare di metterlo in poesia o renderlo universale, a ruota libera, giocando con le parole. Come se non ci fosse la necessità di farsi ascoltare, ma solo voglia di parlare senza interlocutore.
Il viaggetto procede, senza scossoni, senza accelerare, senza deviare, Panda Bear ti consente di salire a bordo e te tu ne stai lì nel sedile di dietro ad ascoltarlo, immerso nell’acqua blu tra cristalli ed anemoni marine: quindi il pomeriggio finisce, “Home Free” ti lascia capire che è tempo di tornare a galla.
I fan degli Animal Collective apprezzeranno quest’oretta dedicata all’immersione subacquea, che dimostra comunque quanto Panda Bear ci sappia fare e sia a proprio agio, senza sentire esigenza alcuna di dimostrarlo; chi invece era salito a bordo cercando di esplorare qualche fondale, qualche profondità , alla ricerca di qualche creatura mai vista o di qualche scorcio magnifico, tornerà sulla terra con le gambe un po’ intorpidite, la testa più leggera, ma senza la sicurezza se ne è valsa la pena o meno.