Ritornano i Rudi, combo milanese attivo da qualche anno, con questo nuovo full-lenght che segue il disco d’ esordio del 2015 (quel “Nient’altro che routine” che aveva avuto recensioni molto lusinghiere all’epoca dell’uscita).
Il trio, capitanato dal cantante/bassista Silvio Bernardi, ci propone dieci nuovi brani che svariano tra il beat italiano (Rokes, I Giganti, Dik Dik, Primitives), mostri sacri come The Who, Yardbirds, The Jam, Small Faces, Zombies e il rhythm and blues, il tutto però rivisto con una chiave di lettura moderna (nonostante il titolo, verrebbe da dire!) che faccia si che l’album in questione risulti decisamente interessante all’ascolto nell’anno 2019 (quindi non solo una mera operazione per nostalgici), anzi vi dirò che più lo si ascolta, più lo si apprezza. Fidatevi.
Molte sono le sfaccettature da scoprire, troppe per un ascolto solo (ecco perchè vi consigliamo di avere il dito sul tasto “repeat”) e molto interessante è proprio l’approccio di questo power-trio che marchia i brani con basso/tastiera/batteria: che ci crediate o meno, senza chitarra il suono risulta, beh, caldo, ammaliante. Tra i brani piu’ riusciti troviamo, senza dubbio, l’opening act “C-60”, in cui le tastiere di Gabriere Bernardi la fanno da padrone (a dire il vero tutto l’album si giova del lavoro certosino di Gabriele…senza togliere nulla agli altri membri della band, beh, lui svetta in ogni brano, bravo!) , ma anche “Disperata”, rilettura del classico degli Yardbirds, così come “Lost Woman”, brano perfettamente riuscito, come nella migliore tradizione delle cover del beat italiano e poi, impossibile non citare “Fuori Tempo Massimo”, brano che da il titolo all’album , trascinante: già un classico!
Per concludere non posso non menzionare il brano “Mediocrità ”, che mi ha colpito fin dal primo ascolto.
Insomma, abbiamo fra le mani un gran bell’album che merita di essere ascoltato, dategli una possibilità e non vi pentirete del tempo passato in compagnia di questi ragazzi . Promosso senza ombra di dubbio.