Avete presente ‘Sguburra’, la parodia guidata da Ricky Memphis in cui mafia capitale e camorra si incontrano per fare affari producendo un divertente scontro tra dialetti? In termini di credibilità tra ‘Sguburra’ e questa seconda serie di ‘Suburra’ non c’è molta differenza, se non quella che nello show di Netflix manco si ride.
I personaggi cambiano alleanze praticamente ogni puntata, i poliziotti corrotti trafficano con i criminali compiendo, in prima persona, azioni contro le pattuglie guidate e inviate da loro stessi, i mafiosi entrano liberamente nelle residenze vaticane e minacciano i cardinali come fossero traffichini, Ostia sembra praticamente sempre più Caracas (lo scrivevo anche per la prima serie, ma qui si esagera davvero!).
Tutto questo è recitato da un cast reclutato ad un canile di via Prenestina. Il tizio che interpreta il cronista sportivo col background fascista riesce a fare persino peggio della Gerini, sfilandole la palma di peggiore del lotto, trofeo faticosamente guadagnato nella prima stagione.
Fa male, difatti, vedere il talento di Borghi sprecato in mezzo a cotanta immondizia.