I Massimo Volume con il recente disco “Il nuotatore” hanno aggiunto un ulteriore tassello di grande qualità  al loro progetto: musiche al solito intense e ispirate e la straordinaria vena letteraria nei testi di Emidio Clementi.

Trovate qui la recensione,   mentre di seguito eccovi una panoramica di 10 brani a rappresentarli nella loro essenza.
Buona lettura con la top 10 brani dei Massimo Volume.

10 ““ FAUSTO

2010, da “Cattive abitudini”

Sonica e avvolgente, nevrotica e tagliente, ricorda le atmosfere lontane degli esordi. Una dedica commovente al cantautore Fausto Rossi (Faust’O’), cui si possono cogliere delle affinità  soprattutto intellettuali con il mondo evocato dai MV.

9 ““ LA CITTA’ MORTA

1997, da “Da qui”

Versi ispiratissimi, visionari e disperati, una cifra stilistica giunta a pieno compimento, con musica che da riflessiva si fa sferzante.

8 ““ ALESSANDRO

1993, da “Stanze”

Ascoltando l’esordio dei Massimo Volume e imbattendoci in brani dirompenti e descrittivi come questo, era impossibile rimanere indifferenti davanti a tale forza espressiva.

7 ““ ATTO DEFINITIVO

1997, da “Da qui”

Musica lenta, cupa, ipnotica e un testo che è uno specchio vivido di emozioni e di vita vissuta. Questa versione è quella contenuta nel bellissimo disco live “Bologna Nov.2008”, pubblicato nel 2009, a distanza di 10 anni dall’ultimo disco di inediti “Club Privè”.

6 ““ LA NOTTE DELL’11 OTTOBRE

1995, da “Lungo i bordi”

Una messa in scena di incubi, angosce, visioni oniriche che spiazzano l’ascoltatore e lo inchiodano, cullato (si fa per dire, vista la spettralità ) da un ritmo cadenzato e pulsante. Capolavoro.

5 ““ LA CENA

2013, da “Aspettando i barbari”

Clementi si mette a nudo, raccontando parte della sua storia e della sua famiglia. Lo fa attraverso dettagli di vita vissuta, riferendosi alla madre, con realismo e tocchi poetici.

4 ““ FUOCO FATUO

1995, da “Lungo i bordi”

Canzone di grande impatto emotivo, chitarre e sezione ritmica che viaggiano all’unisono, creando una tempesta sonora in grado di travolgere. E quel disperato e accorato: “Leo, è questo che siamo?” che risuona potente ed evocativo a ogni ascolto.

3 ““ SILVIA CAMAGNI

2013, da “Aspettando i barbari”

Un vero atto d’amore, nella sua forma nuda e cruda, fatta di rimpianti e disillusioni ma anche di tanta sincera tenerezza: “Silvia, stai attenta/copriti meglio/conserva l’amore/per quando fa freddo”.

2 ““ IL PRIMO DIO

1995, da “Lungo i bordi”

Una canzone entrata nell’immaginario degli anni ’90, un ritratto accorato che è sincero omaggio allo scrittore Emanuel Carnevali, grande fonte di ispirazione di Clementi.

1 ““ LE NOSTRE ORE CONTATE

2010, da “Cattive abitudini”

L’autobiografismo è stavolta netto, conclamato, in un brano d’atmosfera, lento e malinconico che parte sì riferendosi all’antico e consolidato rapporto con Manuel Agnelli ma finisce poi per riguardare tutti quei rapporti interpersonali che giocoforza finiscono col mutare forma e significato con gli anni: “le nostre ore canoniche/le nostre ore contate/ancora troppo presto/per organizzare il proprio sgargiante declino/ma non abbastanza da non averne un’idea/io non ti cerco/io non ti aspetto/ma non ti dimentico”. Chapeau!