Beth Jeans Houghton, che da un po’ di tempo si firma Du Blonde, è artista complessa, sia dal punto di vista professionale che artistico.
Compone musica dall’adolescenza e, a 29 anni, ha già accumulato una certa esperienza sia come cantante e compositrice, ma anche come fotografa e regista arrivando a creare video per artisti del calibro dei Lump, Red Hot Chili Peppers, Ezra Furman .
Come Du Blonde è al secondo album, ma la sua carriera è iniziata già da un po’ di anni e ha all’attivo diversi lavori che spesso hanno ricevuto buoni consensi, sia dal pubblico che dalla critica.
Insomma una donna talentuosa, carismatica, spiritosa, basta andarsi a vedere il video di “Hunter”, e affascinante, ma nonostante tutte queste qualità e il successo ottenuto, l’ansia e la depressione hanno segnato gli anni che hanno preceduto l’uscita di “Lung Bread for Daddy”.
L’album parte forte con “Coffee Machine” che presenta una chitarra distorta e un testo che dimostra come l’artista sì voglia mostrare a nudo attraverso testi personali e sinceri.
Per tutto l’album c’è un susseguirsi di situazioni da rocker di altri tempi, di una donna forte ma travolta dagli eventi e forse dalle proprie debolezze e incertezze, circondata da uomini e relazioni senza futuro.
“Angel” è il brano che più di tutti si meritava un uscita come single, è orecchiabile e guida un album carico di ottime canzoni rock, che richiamano un certo sound degli anni 70, ma ovviamente rielaborato in una chiave moderna e impreziosito da vari riferimenti ai decenni successivi.
Il risultato finale è un ottimo album, che Beth Jeans Houghton guida e realizza con maestria, e nel quale mostra ancora una volta le sue qualità di musicista.
Questo è senza dubbio il suo lavoro più maturo, basta ascoltare “Peach Meat” impreziosito da una chitarra che nella seconda parte del brano accompagna la sua voce sovrapposta, oppure “Heaven Knows” un pezzo che cresce piano fino a catturarti, o “Holiday Resort” con un testo onesto e sinceramente sopra le righe.
Non posso non citare “Rby” e “Acetone”, dove il ritmo si abbassa e Du Blonde ci fa piombare nei migliori anni 70, la sensazione è che se nel 2018 una giovane Lucy Dacus ci aveva impressionato ora tocca a Beth Jeans Houghton, in questo inizio 2019, a impressionare.
Du Blonde ci regala un album personale nel quale si mostra in tutte le sue debolezze e i suoi momenti più caotici, confezionando un lavoro che è, senza dubbio, tra le cose migliori ascoltate in questo inizio 2019.
Photo Credit: DuBlonde, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons