Alla fine è proprio vero. I Silverchair, soprattutto nel nostro bel paese, rimangono un gruppo altamente sottovalutato e, purtroppo, dimenticato.

Ricordo ancora la sigla finale di alcuni episodi in Daria, su MTV. Molti se lo ricorderanno sicuramente, beh la canzone era “Freak” dei Silverchair tratta dall’album “Freakshow”, album che li portò effettivamente al successo internazionale per un breve periodo.
Al tempo però non esistevano applicazioni che riconoscevano le canzoni in ascolto ecc ecc”… quindi io poco più che quattordicenne, e totalmente rapito da quella canzone, me ne stetti ad ascoltarla per un anno abbondante (tramite un’ ignorante registrazione di una VHS) senza sapere di chi fosse. Fino a che, un un giorno (pare una favola, lo so), ci trovammo a casa di un amico. Era il 1999, e con un paio di birre e un altro paio di cose che non si possono dire ci divertivamo a modo nostro, mentre su Video Music trasmettevano in diretta da Bologna l’Indipendent Day. Ad un certo punto come un fulmine a ciel sereno, riconosco quella canzone che mi aveva ossessionato per tutto quel tempo e mi segno il nome del gruppo : Silverchair. Da li parte una sorta di interessamento/ossessione per la band che mi porterà  a classificarli come uno dei miei gruppi preferiti di sempre, ma passiamo oltre.

Detto questo, il 1999 era proprio l’anno in cui i tre australiani di Newcastle erano in tour per presentare il disco “Neon Ballroom”, successore appunto del fantastico “Freakshow”. Le canzoni però non suonavano così potenti e grezze come nel precedente album, l’atmosfera era cambiata, non c’erano i suoni di chitarra impastati che formavano quel muro di suoni che faceva molto Nirvana e Soundgarden, sembrava tutto più moderno oltre che ad essere incentrato su orchestrazioni varie. La band era proprio cambiata, c’era stato quel salto di qualità  riconoscibile all’istante che aveva decretato la fine di quel periodo da “High School band”. Un disco maturo e intimo, ricercato, che il frontman Daniel Johns aveva concepito in principio come un gruppo di poesie e che avrebbe portato solo successivamente in musica.

In quel periodo il frontman aveva 19 anni e combatteva con una serie di disfunzioni fisiche che lo portarono all’anoressia nervosa e depressione, come testimonia la traccia dell’album “Ana’s Song”, tra l’altro scelta come singolo dell’album.
Non erano proprio tempi facili per la band e i testi delle canzoni, assieme all’atmosfera che si ritrova nei lenti sofferenti come” Emotion sickness” o “Black Tangled Hearth”, ne sono la prova. Molte sono le ballate in questo disco, capeggiate dalla bellissima e romantica “Miss you Love”, che rivela appieno il lato romantico di Johns. Non mancano però allo stesso tempo momenti aggressivi e graffianti che ci riportano per pochi secondi alle atmosfere Grunge di “Freakshow” come nelle canzoni “Anthem of the Year 2000” o “Spawn Again” dove urla e le distorsioni restano in primo piano.
Devo dire che “Neon Ballroom” non mi ha conquistato all’istante, ma un po’ alla volta, di giorno in giorno, diventando alla fine una sorta di disco quotidiano. Mi accompagnava nel tragitto tra casa e scuola grazie al mio walkman, e risuonava nelle casse di camera mia quando mi richiudevo nei momenti di down per alienarmi dal resto del mondo. Un disco che ho vissuto in piena adolescenza, e che mi resterà  sempre nel cuore ricordandomi molti momenti importanti e difficili della mia vita. Buon compleanno “Neon Ballroom”, io di certo non ti dimenticherò mai.


Silverchair – “Neon Ballroom”

Data di pubblicazione: 16 marzo 1999
Tracce: 12
Lunghezza: 49:40
Etichetta: Murmur,Sony Music
Produttore: Nick Launay

1. Emotion Sickness
2. Anthem For The Year 2000
3. Ana’s Song (Open Fire)
4. Spawn Again
5. Miss You Love
6. Dearest Helpless
7. Do You Feel The Same
8. Black Tangled Heart
9. Point Of View
10. Satin Sheets
11. Paint Pastel Princess
12. Steam Will Rise