Finn Andrews, frontman dei The Veils, torna con uno sfavillante album da solista: “One Piece At A Time”, firmato Nettwerk Records.
“One Piece At A Time” costituisce un nuovo tassello nella carriera artistica del cantante, che si espone ed esprime come non mai. Il disco, intimo e personale, si compone di 10 canzoni nostalgiche e raffinate. I testi si nutrono visibilmente di un bagaglio più introspettivo e delicato. La differenza, rispetto ai lavori corali registrati con i The Veils, si nota immediatamente. C’è un disegno ben studiato dietro, c’è il racconto di una vita intera. Non a caso la copertina di “One Piece At A Time” è una foto del cantante scattata da Maya Goldestein a Londra nel 1992, quando Finn Andrews aveva solo 9 anni.
Ad aprire l’album c’è “Love What can I do?”, una canzone di una delicatezza disarmante. Registrata interamente dal vivo, seguendo un drammatico accordo d’apertura che imposta il tono generale del disco.
“Stairs to the Roof”, invece, è un vero e proprio gioiello. Un pezzo malinconico e pieno d’amore, che parla consapevolmente di stelle e cieli bassi. Un inno d’addio a quella che è stata a lungo la città dell’artista: Londra. Una canzone che racconta una relazione fatta d’amore ed odio. O, forse, sarebbe più appropriato parlare di una canzone di rottura.
Segue fiera e repentina “One by the Venom”. Una lista di ben 45 possibili scenari di morte. Chi muore per colpa del veleno, chi per la puntura di un insetto, chi per il desiderio, chi per le sigarette. Finn Andrews ci racconta che ci sono molti modi per incontrare il creatore e che in fondo il mezzo non conta poi più di tanto.
“A Shot Through the Heart (Then Down in Flames)” è una freccia scoccata in pieno petto. Una caduta inaspettata, un bagliore di fiamme improvviso. Un gran bel brano in cui il pianoforte gioca un ruolo principale, sostenendo, molto più che in altri pezzi, la voce del cantante.
“Al Pacino / Rise and Fall” ed “Hollywood Forever” seguono decise e ben ponderate, soprattutto per quanto riguarda il posizionamento all’interno dell’album.
Il disco si conclude con “Don’t Close Your Eyes”: un piccolo manifesto della poetica di Finn Andrews, che chiude il sipario con eleganza.
“One Piece At A Time” è di sicuro una gemma che si vanta apertamente del proprio lato oscuro. è, innegabilemente, un ponte a metà strada tra Londra e la Nuova Zelanda. è un album che rappresenta, alla volta, un viaggio di scoperta e di riscoperta personale. Finn Andrews lo sa e ne fa tesoro, regalandoci un nuovo assaggio della sua incredibile estensione musicale attraverso quest’eccellente debutto da solista.