Diciannove anni dopo l’ultimo vero album in studio (“Pound For Pound”) e a diciassette dalla raccolta “Hand Of Glory” la premiata ditta Neil Hagerty ““ Jennifer Herrema sale di nuovo sullo sgangheratissimo, bizzarro furgoncino rock – blues e prova a ripartire da “White Stuff”. Sono ormai lontani gli ottanta e novanta, quando la Herrema contendeva a Cristina Martinez la palma di wild girl per eccellenza e Hagerty era libero di inventare a piacimento dopo essersi fatto le ossa come chitarrista dei Pussy Galore.
Oggi i Royal Trux ripartono da ciò che sanno fare meglio: i suoni sporchi del blues elettrico mescolati al garage rock, storie di strada raccontate con la faccia tosta di chi ha visto tutto e non ne ha ancora avuto abbastanza. La voce di Jennifer Herrema è sempre più roca e vissuta, la chitarra di Neil Hagerty si avvita in riff distorti e pungenti come se volesse recuperare il tempo perduto. Sono dei veterani i Royal Trux ma restano ribelli dentro e fuori. S’interrogano sul futuro del rock in “Year Of The Dog” e “Sic Em Slow” e ospitano il rapper Kool Keith in “Get Used To This” come se volessero scherzosamente ribadire il concetto che il rock è morto. “Whopper Dave”, “Every Day Swan” e “Under Ice” invece dimostrano che è vivo, vegeto e gode di discreta salute.
“White Stuff” è uno sciroccato e allucinato viaggio nel caotico universo Royal Trux. Manca l’imprevisto, la scintilla folle che animava “Twin Infinitives”, colorava il talento melodico dimostrato in “Sweet Sixteen” e metteva a rischio con gusto l’equilibrio precario raggiunto in “Accelerator” e “Veterans Of Disorder” ma i Trux restano fedeli a se stessi nel bene e nel male. Se dovessero nuovamente sciogliersi dopo “White Stuff” ne sarebbe comunque valsa la pena.
Credit foto: Fat Possum Records