Jon And Roy sono una band folk-rock di Victoria. Formatosi nel lontano 2003 mentre i suoi componenti frequentavano la locale università , il gruppo canadese ha pubblicato all’inizio di questo mese il suo ottavo album, “Here”.
Il duo proveniente dalla British Columbia tornerà tra pochi giorni in Italia – lunedì 25 al Circolo Ohibò di Milano ““ per una data a supporto di questa nuova uscita. Noi di Indieforbunnies.com abbiamo approfittato di questa occasione per scambiare due chiacchiere via e-mail con loro per parlare del nuovo disco, delle loro influenze, del ritorno del vinile e della scena musicale canadese. Ecco cosa ci hanno raccontato:
Ciao, come state? Tra pochi giorni suonerete a Milano: è la vostra prima volta nel nostro paese?
Roy Vizer (percussioni): Ciao, Italia! In realtà è la seconda volta che suoniamo a Milano. L’ultima volta abbiamo suonato a un concerto pop-up underground chiamato LUME ““ Laboratorio Universitario Metropolitano. E’ stata una bella esperienza.
Che cosa vi aspettate dal vostro concerto a Milano?
R.V.: L’Italia sembra avere una certa energia spontanea da come la ricordo; dobbiamo vedere dove ci porterà la serata”… anche se abbiamo imparato ad aspettarci dell’ottimo cibo”… e dubito che verremo delusi.
Il vostro nuovo album, “Here”, è uscito da pochissime settimane: per favore ci potete spiegare il significato di questo titolo?
Jon Middleton (voce, chitarra): Abbiamo scelto quel titolo perchè pensavamo che rappresentasse qualcosa di semplice ma fondamentale e importante nella vita ““ l’idea di essere presenti in questo momento, occupando il tempo e lo spazio in cui abitiamo.
Vi posso chiedere del processo di registrazione? E’ qualcosa di collaborativo? Che cosa viene prima di solito, la musica o i testi?
J.M.: Registrare per noi è un processo piuttosto chiaro, cerchiamo di affrontarlo con energia, spontaneità e cura. Certamente è qualcosa di collaborativo. Anche il nostro manager a volte ci aiuta con un’idea o un suggerimento. La musica arriva praticamente sempre prima. A dire il vero, su questo disco solo per una canzone, “That Is You”, i testi sono arrivati prima della musica.
“Here” è stato registrato sull’isola di Vancouver nell’autunno del 2018: pensate che in qualche modo possa essere stato influenzato dall’ambiente circostante?
J.M.: Assolutamente sì. L’isola di Vancouver è immersa nella natura e, siccome noi abbiamo speso moltissimo tempo immersi nella natura, ciò ha influenzato le nostre menti e le nostre vite in molti modi e queste influenze sono entrate sicuramente a far parte della nostra musica.
Quali sono state le vostre maggiori influenze per il nuovo disco, sia musicali che nei testi?
J.M.: Musicalmente nulla in particolare. Non sto ascoltando molta musica in questo momento. I testi per me sono sempre influenzati dalle cose che vedo e sperimento.
Secondo voi quali sono stati i principali cambiamenti tra “Here” e i vostri lavori precedenti?
J.M.: Credo che, man mano che la nostra band andava avanti, la nostra abilità a creare e a esprimerci sia diventata molto più naturale e senza restrizioni. Non ci possiamo definire sperimentali, ma non ci sentiamo inibiti in nessun modo.
Nel corso della vostra carriera alcune delle vostre canzoni sono state usate in pubblicità commerciali: pensate che sia stato un mezzo importante per diffondere la vostra musica?
R.V.: In un certo senso credo che ci abbia dato un livello di legittimazione agli occhi di alcune persone. Mi è capitato sicuramente di ascoltare della musica in una pubblicità e poi di andare a cercare la band perchè mi interessava la loro musica. Per esempio ho scoperto i Vulfpeck dopo aver ascoltato la loro canzone “Back Pocket” in una pubblicità della Apple.
Quali sono i vostri progetti per questo 2019, dopo aver terminato il vostro tour europeo? Suonerete ai festival in Nord America e in Europa durante la prossima estate?
J.M.: Per ora non abbiamo molti progetti”… Siamo solo concentrati ed entusiasti di tornare in Europa e vogliamo diffondere questo nuovo album!
Il Canada ha una scena musicale fantastica con artisti come Arcade Fire, Japandroids, Broken Social Scene, Mac DeMarco, The New Pornographers, Andy Shauf, Alvvays, solo per citarne alcuni: siete contenti di farne parte?
J.M.: Assolutamente sì. Credo che la musica sia una parte importante della cultura canadese ed è una delle cose di cui siamo più orgogliosi. Ascoltare tutta la fantastica musica che esce dal nostro paese è una grande fonte d’ispirazione. Qui ci sono tonnellate di band molto diverse tra loro. E’ un grande momento per la musica canadese.
Ho visto che realizzate la vostra musica anche in vinile: che cosa ne pensate di questo supporto, che è tornato molto forte negli ultimi anni dopo tanto tempo? Vi piacciono i vinili?
R.V.: Credo che il revival del vinile sia una cosa fantastica. C’è qualcosa di magico nell’atto di sedersi in un salotto e passare attraverso il rituale della selezione, del mettere un album sul giradischi e dell’aspettare il crepitio della puntina. Non puoi fare la stessa cosa con un cavo audio. Ho una collezione di dischi modesta, ma sta crescendo!
Avete qualche nuova band o musicista interessante da suggerire ai nostri lettori?
R.V:: A livello locale c’è un gruppo di Victoria chiamato Foxglove che ha appena realizzato un nuovo album, che da allora è sempre rimasto nella mia autoradio. Sono cresciuto amando la musica di Rayland Baxter. Di recente ho ascoltato una vecchia band peruviana che ho scoperto solo da poco, chiamata Juaneco Y Su Combo: mi fanno veramente impazzire. Inoltre mi piace moltissimo Bedouine, un’artista dell’Arabia Saudita (ma ora vive negli Stati Uniti): mi sembra l’incarnazione femminile di Leonard Cohen.
Un’ultima domanda: per favore ootete scegliere una vostra canzone, vecchia o nuova, da utilizzare come soundtrack di questa intervista?
J.M.: Direi “Damn” dal nuovo disco. Ha un’atmosfera piacevole e rilassata ““ mi pare perfetta per un’intervista.