Una sorpresa che sinceramente non mi sarei aspettato, oltremodo dal mio Paese; di chi sto parlando? Di Marsala naturalmente (non farò battute sul comune siciliano o sul liquore, qui si tratta di un ragazzo di Lodi).
Un post-rock ipnotico, tendente al dream noise, lento e, per certi, versi cattivo a modo suo, quasi onirico (non a caso il nostro si tratteggia così sulla sua pagina Facebook: “psychedelic-obsessive-industrial-voodoo“). Pezzi come “Wide Open Wound” sono una bomba disumana, una specie di Godflesh trapiantati in India strafatti di acido, e, per puro caso, andando a vedere la perfomance che feci live, con la mia band, su Bang Bang Radio (radio locale dalla provincia di Milano, vi consiglio di darci un occhiata, buttano fuori un sacco di ottima roba), ho visto anche la sua performance, ed era ‘fighissima’: voglio chiedere a Marsala che cos’è quella sottospecie di “flauto” che usa, una zurna? Un clarinetto? In caso scrivimi.
Come debutto è più che ottimo, ascoltate il mio consiglio se amate lasciarvi andare e catturare dal suono dilatato e surreale, non scherzo. La mia paura è che, in un Paese come il nostro, che non ama il rischio in musica, non verrà pienamente apprezzato, ma all’estero, di sicuro, non si faranno problemi ad ascoltarlo e lodarlo al meglio. Perchè merita.
Vorrei ringraziare Wallace Records e Peyote Press per avermi mandato questa perla rara.