Benvegnù e Ciuferri hanno fatto in musica un po’ quello che ha fatto Black Mirror nelle serie tv: nove canzoni, nove racconti, nove storie diverse tra loro, tutte che lasciano la testa intorpidita, la morale scossa e un senso di vuoto che arriva al culmine quasi alla fine dell’album.
“I Racconti delle Nebbie” non è solo un album, nè un libro, è l’espressione di nove mondi sommersi dei quali nessuno parla. Paolo Benvegnù è riuscito nel difficile intento di trovare la colonna sonora perfetta alle parole di Nicholas Ciuferri e lo ha fatto spaziando tra generi diversi creando un’architettura sonora degna delle migliori serie tv.
I racconti svelano un’intimità disarmante, passando dal tema dell’omosessualità a quello della prostituzione intesa come mestiere, in questo caso di un gigolò. Macchine che bruciano, torture, amori e situazioni al limite del paradossale.
Non è il caso di approfondire le storie raccontate, sarebbe come svelare il finale di un film o di un libro. A proposito di quest’ultimo mezzo, la Woodworm, loro etichetta discografica, ha pubblicato un libro-cd di 44 pagine contenente illustrazioni, testi e musica del duo atipico, segno che considerarlo “solo” un album è decisamente limitante.
C’è da chiedersi chi abbia il coraggio di affrontare tutte e nove le tracce, come se fossero i gironi di un mondo distorto nel quale, tuttavia, viviamo, spesso ignorando completamente certe situazioni, come a volersi autoconvincere che se non ci pensiamo non esistono. Invece esistono e Paolo e Nicholas le hanno esaltate nella loro disperazione.
A tutti possono capitare disgrazie e c’è chi ci ride su (“Ford Focus”) e chi si dispera (“How to wrap a gift”); ci sono amori spezzati (“Se solo”) ed altri che mutano (“Finestre”).
Queste storie valgono la pena (nel vero senso della parola) essere ascoltate più e più volte; entrano in testa e sembrano appartenerci piano piano sempre di più. L’umanità , a volte, passa anche da situazioni apparentemente lontane da noi, ma che in realtà possiamo trovarle nella porta davanti.