Sharon è tornata! Dopo aver pubblicato il suo quinto album, “Remind Me Tomorrow”, lo scorso gennaio, la trentottenne musicista nativa del New Jersey è tornata anche nei luoghi che più le competono, ovvero i palchi dei club più importanti nel mondo.
Stasera siamo in trasferta al Botanique di Bruxelles, dove la Van Etten suonerà nella sala più grande, chiamata Orangerie: il suo concerto era andato sold-out già l’anno scorso, solo pochi giorni dopo essere stato annunciato e l’affetto dei suoi fan belgi si puo’ riscontare perfettamente stasera.
In questi quasi cinque anni che hanno separato l’uscita di “Are We There” e quella del recente LP, la musicista di stanza a Brooklyn non è stata certa inattiva: oltre all’EP “I Don’t Want To Let You Down” (2015), Sharon ha recitato in “The OA” su Nextflix, ma soprattutto nel 2017 ha partorito il suo primo bambino.
Il disco ci aveva parlato chiaramente di variazioni importanti nel suo sound con un maggiore uso dell’elettronica rispetto al passato e toni più scuri: quanto si rispecchierà tutto ciò nel suo set?
La risposta la troviamo una decina di minuti dopo le nove, quando la Van Etten e compagni (tra cui segnaliamo la sempre bravissima Heather Woods Broderick) salgono sul palco della prestigiosa venue della capitale: i synth di “Jupiter 4” ci introducono in maniera piuttosto buia attraverso questo nuovo mondo di Sharon, mentre i colpi di batteria ci colpiscono per la loro precisione. La voce della Van Etten, che spesso, durante i quasi ottanta minuti di questo suo concerto, si occuperà solamente di cantare senza suonare, è invece qualcosa di meraviglioso per la sua capacità di riuscire a emozionarci anche in mezzo all’oscurità : sono i suoi vocals, infatti, a dare colore allo stage della venue belga, anche quando le luci sono quasi spente o molto scure.
Seppure ci sia un forte uso dell’elettronica anche nella successiva “Comeback Kid”, è una certa potenza, velocità e determinazione rock che si fa notare, oltre al ritornello che ha un non so che di catchy e riesce a farci muovere la testa.
Per “One Day” la musicista statunitense riprende in mano la sua amata chitarra e ci trasporta su territori country-folk con suoni puliti e spazi molto più ampi, dando modo alla folla di riprendersi da un inizio decisamente all’insegna del buio.
Preziosa ed emotivamente intensa “You Shadow” con synth meno violenti rispetto a prima, un maggiore uso dei colori e una voglia di avvicinarsi a qualcosa che ci sembra pop di quello fatto veramente bene.
La durezza sonora dell’elettronica “Hands” porta Sharon a volere prendersi una specie di pausa: la musicista di stanza a Brooklyn, infatti, prosegue da sola al piano con “Black Boys On Mopeds” di Sinead O’Connor (“una canzone non mia che suono tutte le sere”). Questa e la successiva “Seventeen”, senza dubbio il pezzo più pop di “Remind Me Tomorrow”, portano il pubblico belga in uno stato di esaltazione, trascinato dalla stessa Van Etten, che è la prima a essere emotivamente coinvolta dalle sue canzoni.
L’encore è dedicato soprattutto a canzoni vecchie con l’immancabile “Serpents” che guadagna un’incredibile e forse anche inaspettata energia con l’aggiunta dei synth, mentre “Love More” ha una strumentazione minimale e ci regala le ultime intense sensazioni della serata, lasciando ancora una volta alla voce di Sharon recitare la parte della protagonista principale.
Gli applausi arrivano e tanti e ““ a nostro avviso ““ sono tutti meritati: la Van Etten ha cambiato i toni delle sue canzoni, si è evoluta e trasformata, ma quello che più conta è che sono ancora lì le sue ottime capacità vocali e le emozioni che sa descrivere attraverso la sua musica. Sono grandi doti che non tutti hanno: ancora una volta grazie Sharon per la magia che ci hai donato stasera. E come direbbe il grande maestro Rino Tommasi, “circoletto rosso”.
L’appuntamento con la Van Etten è ovviamente a luglio in piazza Lusvardi a Soliera (MO)!