Fausto “Lama”Zanardelli e Francesca Mesiano – detta California, ovvero i Coma_Cose di strada ne hanno macinata dai primi singoli usciti su You Tube nel 2017. Singoli che da subito hanno attirato l’attenzione di pubblico e critica.
Abilità straordinaria nel giocare con parole, accenti e doppie. Una squisita padronanza ad usare figure retoriche: metonimie, iperboli, allegorie snocciolate e svecchiate con una semplicità disarmante. Suoni che ti entrano nella testa e non escono più. Citazioni dalla musica, dal cinema, dalla letteratura e dall’arte.
Singolo, dopo singolo si sono creati un posto da protagonisti nel panorama musicale italiano. Per questo voler parlare di crossover di stili o generi, per cercare di ricondurli a qualcosa di già sentito, è scontato e abbastanza inutile. Fantasia da vendere, miscela perfetta ed esplosiva tra hip hop, elettronica, attitudine pop e nostalgia per un certo tipo di cantautorato, questo è il sigillo, il marchio di fabbrica dei Coma_Cose. Confermato dall’attesissimo primo disco “HYPE AURA” uscito, il 15 marzo scorso, per Asian Fake etichetta indipendente, collettivo urbano che è diventato fucina inarrestabile di talenti.
“E stasera che succede?” ,si legge sul loro profilo Instagram, a qualche ora dalla terza tappa del tour partito sabato scorso da Padova.
Stasera si gioca in casa. Eh si perchè Milano, per Fausto e Francesca è casa, protagonista, cornice e sfondo dei loro brani.
Quello che colpisce, prima ancora di arrivare all’interno dell’Acatraz, è il serpentone inesauribile di persone che “invadono” Via Valtellina in attesa di varcare l’ingresso. Una volta entrati il colpo d’occhio è da brividi, di quelli positivi s’intende, quelli che ti fanno tremare le gambe e luccicare gli occhi per l’emozione.
Hype da paura e Alcatraz SOLD OUT!
Mancano pochi minuti alle 22, un ritardo sulla time line più che giustificato dal fiume di persone in entrata, quando salgono sul palco Fausto e Francesca. Look identico, carichi ed emozionati . I primi tre pezzi sembrano una risposta a tutte le domande che gli vorremmo fare, una presentazione a mani bassi, diretta e sincera in perfetto stile Coma_Cose. Si parte con “Intro” da “Hype Aura” che se lo leggi suona come “hai paura?”, la replica arriva “Comunque vada l’inizio, alla fine saremo io e te, con i nostri mostri e sentimenti, quindi non preoccuparti, se hai paura” ; con “Jugoslavia” ci ricordano “vengo dal niente voglio tutto” e con “Granata” ribadiscono a gran voce “Coma_Cose è il nome della mia famiglia, continuo a correre con chi fa miglia”, “Continuo la scalata fino all’Everest”.
Francesca frizzante ed entusiasta urla “Milano ci sei?!? Ci siete mancati, ora fatevi sentire” , il pubblico è in delirio e risponde con ovazioni da stadio.
“Deserto”, “Via Gola”, “French Fries” , “Beach Boys Distorti”, “Pakistan”, “Cannibalismo” “Golgota” non c’è sosta. Fa impressione pensare che il disco nuovo, uscito da poco più di 15 giorni, viene cantano a perdita di fiato da tutti. Tutti, nessuno escluso, anche il ragazzotto con la faccia imbronciata della security . Trattenersi è impossibile. E’ una festa collettiva, condivisa, partecipata. Polaroid di vissuto personale che si liberano e arrivano a toccare la sensibilità di una “famiglia” in espansione.
Solo un attimo per riprendere fiato e Francesca introduce “Squali”, un pezzo nato durante il tour dell’estate scorsa, una sera in spiaggia, un senso di libertà assoluta e di paura, il mare che sembra una piscina di petrolio gigantesca e chissà come vivono i pesci la sotto..“Amaro del capo scoparsi di cenere e dolce Venere di rime, in fondo siamo pescecani, e anche se a Milano non c’è il mare, noi restiamo squali” e ditemi che non è poesia questa.
Si prosegue con “Nudo Integrale”, “Anima Lattina”, “A Lametta”, ” S. Sebastiano”.
Psichedelia, ritmi downtempo, l’attitudine punk, l’eleganza di alcune melodie da cantautorato con la C maiuscola, l’anima urbana e contemporanea. La produzione strepitosa dei Mamakass . C’è tutto.
La sintesi di un concerto perfetto arriva con le ultime due bombe: “Mariachidi” “Se la mia gente mi fa l’onda, la mia vita non affonda” e un Alcatraz che esplode e si trasforma nella gigantesca onda di Hokusai; e “Post Concerto” cantata ben oltre la fine a “cappella” dal pubblico che non vuole mollare. Ci si saluta sulle parole di “Mancarsi” “Che schifo avere rimpianti, però quanto è bello avere paura. La strada è solo una riga di matita che trucca la pianura” la scritta Coma_Cose sul fondale proiettata come titoli di coda.
Ritorno alla macchina e vorrei “in sottofondo solo il ventolone della Pam”, non è facile riappropriarsi del silenzio dopo un concerto come quello di stasera.