Continua la collaborazione artistica tra Le Capre a Sonagli e Tommaso Colliva, collaborazione che iniziò con l’album “Cannibale” di due anni fa. Aver lavorato con band ed artisti dai nomi altisonanti (Muse, Afterhours, Calibro 35, Damon Albarn) ha sicuramente aiutato il talentuoso Colliva a lavorare con il gruppo bergamasco, perchè si sa, le capre sono bestie altezzose, spesso superbe ed alquanto arroganti. Se ci mettiamo pure i sonagli al posto della coda è sconsigliabile stare a loro troppo vicini mentre si discute animatamente, magari sull’uso di un effetto troppo noise.
Le capre amano muoversi, anzi pascolano in cerca di cibo ed ispirazioni. Una di loro è pure approdata in Giappone dove, narra la leggenda, sotto l’effetto di qualche bicchierino di whisky ha scoperto che “Garagara Yagi” è la traduzione in lingua nipponica del nome della band. Quindi, nulla di spirituale dietro al titolo dell’album, come quelli come me che pensavano fosse il nome di un maestro indiano a cui le Capre avessero fatto visita per uscire dalla loro esistenza ancora troppo legata agli istinti, ahimè, tremendamente animali.
L’uscita dell’album era stata preceduta dal singolo “Elettricista” che ci aveva in parte sorpreso per l’utilizzo di parole “comprensibili” in parte legate tra di loro ad esprimere piccole frasi, anche di senso compiuto. “Elettricista” è un brano che denuncia le condizioni di lavoro di chi non può scherzare troppo con i volts, soprattutto se hai un debole per lo Scotch. Il brano ha una carica ipnotica potentissima, dal vivo rende al massimo, la struttura del brano molto british è degna di un Albarn–Coxon dei migliori Blur, con un ritornello scanzonato e coinvolgente. I brani si susseguono confermando la grande e principale abilità della band: la coesione. Cambi di ritmo, utilizzo di vari strumenti oltre ai classici chitarre- basso-batteria, effetti noise piazzati a puntino.
Non è per nulla facile mettere un’etichetta ai loro suoni: Rock, post Rock, Electrorock, Stoner, Britpop, psichedelia, dance si alternano, spesso anche nello stesso brano.
Il lavoro di Colliva è stato la ciliegina sulla classica torta, le capre sanno di quale erba cibarsi e da quale ruscello abbeverarsi. Questo è un album dalle sonorità pop, ballabile, divertente anche se compaiono morti, infermieri e becchini, di tanto in tanto. La morte, vista da un punto di vista ironico e per nulla pesante, fa sempre capolino, in ogni canzone la troverete. Doveva essere un concept album dove lavori e professioni del genere umano venivano visti e descritti con occhi caprini. Ma le capre non hanno molta memoria e forse sono anche poco coerenti, seguono un percorso, si fermano, tornano sui loro passi. Si inerpicano, scalano impervie pareti, raggiungono luoghi imprevedibili, scrutano panorami ai più sconosciuti e nascosti. Non possiamo cambiarle, fa parte della loro natura.