Dublino negli ultimi sei o sette anni è tornata ad essere una città musicalmente viva, dopo un periodo in cui non molto di quanto veniva prodotto nella capitale d’Irlanda riusciva a varcare i confini nazionali. Tante le band meritevoli di attenzione ma i Fontaines D.C. sono un caso veramente particolare. Nati da appena tre anni hanno conquistato pubblico e addetti ai lavori (Steve Lamacq della BBC è stato uno dei primi ad accorgersi di loro) con diversi singoli di gran livello, che gli hanno permesso di aprire i concerti di Franz Ferdinand, Shame e Idles.
Grian Chatten (voce) Conor Curley (chitarra) Carlos O’Connell (chitarra) Conor Deegan III (basso) e Tom Coll (batteria) si sono incontrati studiando letteratura all’università scoprendo presto di avere in comune la passione per Kerouac, i poeti Beat, James Joyce e John Cooper Clarke. I Fontaines D.C. però non sono una band intellettuale o d’elite (ammesso che esistano) ma hanno l’istinto del rock e del post punk, la voglia di suonare e di crederci.
“Dogrel” prende il nome da un particolare tipo di poesia irlandese considerata di scarso valore letterario ed è un viaggio nella Dublino di oggi. “A pregnant city with a catholic mind” esplorata strada dopo strada, un personaggio dopo l’altro. Si è parlato tanto dei Fontaines D.C. e sono stati paragonati a un buon numero di band del passato ma negli undici brani di “Dogrel” i cinque dublinesi dimostrano di avere una personalità ben definita costruita accordo dopo accordo, rullata dopo rullata anche grazie al lavoro del produttore Dan Carey (Bat For Lashes, Toy, Kate Tempest, Emiliana Torrini).
La sezione ritmica formata da Coll e Deegan è compatta e audace sia quando i ritmi si alzano (“Too Real”, “Hurricane Laughter”, “Chequeless Reckless”) che quando si abbassano (“Roy’s Tune”, “The Lotts”, la pub ballad “Dublin City Sky”) e i due chitarristi O’Connell e Curley sono abili a dosare riff distorti e parti melodiche. Il frontman Grian Chatten scrive testi che non perdonano, capaci di descrivere la realtà della Dublino più nascosta in modo sarcastico (“Boys In The Better Land”) e brutale (“Liberty Belle”, “Television Screens”) senza risparmiarsi nè risparmiare nulla all’ascoltatore.
I Fontaines D.C. non sono retrò ma autentici, grintosi, divertenti mantengono le promesse con un debutto coinvolgente.
Credit foto: Richard Dumas