“Poesia e Civiltà ” è un accostamento forte, talmente spinto che si potrebbe evocare la fenomenologia kantiana, l’ermeneutica di Gadamer o al limite una striscia di Calvin & Hobbes.
Giovanni Truppi è un filosofo della canzone ed è capace di stratificare, spalmare le sue lancinanti idee su delle canzoni multistrato.
L’architettura del nuovo album però, ma era palese da “L’unica Oltre l’Amore” è più complessa, più slanciata e tesa verso un ideale incredibilmente alto.
Nel suo piccolo oggi Truppi ha costruito il suo Empire State Building, in cui è riuscito a mettere in atto un momento di poesia e rivoluzione, capovolgendo almeno per i 48 minuti di durata del disco, le idee sulla canzone italiana nel 2019. Fare poesia per lui sembra uno stato dell’essere, un’attitudine, con cui è veramente possibile fare una rivoluzione.
Le immagini delle persone come paesaggi e montagne, l’uso di figure e simboli importanti come Adamo o la borghesia, disegnano un’idea chiara di “Poesia e Civiltà “, che riesce ad essere opera omnia e canzone di strada.
La grande dicotomia dell’essere Giovanni Truppi è esattamente in questi sprazzi di grandezza nell’illustrare le debolezze umane.
“La gente esprime la sua eccentricità tramite il linguaggio del corpo” ha detto una regista altrettanto eccentrica e geniale (Vivian Ostrovskys), ma come si può percepire il movimento e il linguaggio del corpo all’interno di un disco e nelle parole di un cantautore? Truppi rende tutto facile grazie anche all’approccio intimo e materico con il pianoforte, in pezzi come “Quando Ridi” sentiamo il corpo che si muove tramite lo strumento, i movimenti delle braccia tese sui tasti e il respiro affannato di un racconto complesso.
“Poesia e Civiltà ” è un disco che si muove ed è vivo.
L’album gioca con una concezione molto accesa e forte della dicotomia corpo/anima, si va oltre e si tocca, anche con un’incredibile ironia: “è come parlare di morte, senza essere morti“, una dimensione spirituale ma allo stesso tempo tangibile e corporea.
In “Poesia e Civiltà ” c’è la costruzione profonda di un linguaggio nuovo e personale che riesce ad essere in costante equilibrio. Lo scorcio poetico fondamentale è tutto qui, nella fabbricazione faticosa e ricercata di un lessico, di un immaginario. A livello melodico tutto è incastrato in un puzzle delicatissimo dove nulla può essere fuori posto. è estremamente curioso pensare all’impatto del disco in live, perchè giocare con questi equilibrismi non sarà sicuramente facile, ma Truppi anche questa volta può riuscire nell’impresa.
Un lavoro così è necessario per tutti perchè si inserisce e crea, allo stesso tempo, un frame nuovo, inaspettato e agognato per un rinnovamento dell’idea della canzone italiana, che non può essere lasciata sull’altare sacrificale dell’It-Pop.
“Stai andando bene Giovanni“, ce l’hai fatta.