Fate largo ai Fontaines D.C. il quintetto irlandese più chiacchierato degli ultimi anni. Grian Chatten (voce) Conor Curley (chitarra) Carlos O’Connell (chitarra) Conor Deegan III (basso) e Tom Coll (batteria) sono dublinesi di nascita o di adozione e il loro primo album (“Dogrel”) uscito a metà aprile ha rivelato il talento di una band giovane ma già capace di fondere post punk e testi impegnati. Abbiamo raggiunto il chitarrista Conor Curley per una breve intervista telefonica.
Ciao Conor e benvenuto su Indie For Bunnies. Ti va di spiegare ai nostri lettori il nome della band?
All’inizio ci chiamavamo The Fontaines. Il nostro cantante Grian Chatten ha preso quel nome da un personaggio de “Il Padrino”. Johnny Fontane, una specie di Frank Sinatra. Volevamo un nome che sembrasse quello di una band, di una gang e poi non abbiamo più pensato di cambiare e trovarne un altro. Non so. Ci sembrava un bel nome.
Vi siete conosciuti a Dublino studiando letteratura?
Si, studiando letteratura. Eravamo insieme ma in college diversi e abbiamo cominciato a uscire la sera, a pensare, a bere birra, a parlare di libri e di poesia ed è stata la nostra fortuna perchè abbiamo deciso che volevamo formare una band tipo Beatles ma più punk, con l’atteggiamento del punk e la capacità di scrivere canzoni dei Beatles! Poi abbiamo iniziato a fare sul serio, a discutere, a cercare di capire dove volevamo arrivare con questa band.
Il vostro primo abum “Dogrel” non è il solito disco punk / post punk. C’è una bella batteria, riff distorti ma anche melodia e chitarre acustiche. L’avete registrato in poche settimane vero?
Abbiamo registrato tutti i brani in una settimana e poi li abbiamo mixati quella successiva, due settimane quindi.
Tutto registrato dal vivo?
Si, dal vivo. Abbiamo suonato le canzoni insieme, tutti insieme. Senza sovra incisioni. Volevamo che il disco rispecchiasse il sound che hanno i nostri concerti.
Che cosa nasce prima, la musica o i testi?
Dipende, è diverso ogni volta. Spesso il nostro cantante Grian prova a usare metodi differenti, scrive appunti o frasi che possono servire per una canzone, a volte creiamo musica e testi separatamente. Altre volte è la musica a ispirare le parole. Non abbiamo un unico modo di scrivere, lo facciamo da molto tempo e ogni tanto io porto un brano pronto o lavoriamo su un’idea. Collaboriamo molto noi ragazzi, ogni canzone viene modificata, acquista una vita propria. Non vogliamo che sia tutto già stabilito in partenza.
Com’è stato lavorare con il produttore Dan Carey?
Splendido. Lui è una leggenda vivente. Ha la mente di un musicista ma sa usare anche la tecnologia. Abbiamo provato molte volte, ha detto molte cose utili e quello che faceva mi è servito come ispirazione per migliorare. Ci ha lasciato liberi. E’ molto socievole ed è diventato un amico.
C’è una bella versione di “Dogrel” su vinile giallo trasparente venduta da Rough Trade. Qualcuno di voi è un collezionista di vinili?
Abbiamo cominciato! Quando stavamo dando forma alle canzoni io, Grian e Tom (il batterista) vivevamo insieme, Tom aveva un bel giradischi e così quando abbiamo pubblicato i primi singoli ci è venuta l’idea di far uscire l’album in vinile per avere la stessa esperienza che avevamo avuto ascoltando i nostri album preferiti: “Abbey Road” dei Beatles o “Raw Power” degli Stooges o “Rum Sodomy & the Lash” dei Pogues.
L’undici agosto suonerete all’Ypsigrock Festival di Castelbuono di Porto vicino a Palermo, in Sicilia. E’ il vostro primo concerto italiano?
Si, si finalmente. Non vedo l’ora. Inizieremo il tour questa settimana. Sono curioso di vedere com’è, guardarmi un po’ in giro.
Benissimo Conor. Grazie mille.
Grazie a voi. E’ stato un piacere parlarvi.