Non mi capita molto spesso di andare a riascoltare gli Horrors ““ non ho apprezzato particolarmente l’ultimo paio di uscite a loro nome, anche se devo ammettere che uno dei singoli più recenti, “Something To Remember Me By”, è davvero un SIGNOR singolo ““ ma ogni volta che lo faccio ricordo perchè, una decina di anni fa, questi cinque ragazzi dell’Essex mi colpirono tanto.
Del look alla “piccoli Sweeney Todd gotici ed emo” che sfoggiavano ai tempi del debutto “Strange House” non me n’è mai fregato nulla, se devo essere sincero. Quelle capigliature così stravaganti, che di certo gli valsero qualche copertina di NME e una bella scarica di hype, hanno sempre rappresentato un rischio per le enormi qualità artistiche della band; un’ingombrante ombra di frivolezza dietro un talento che, sotto la spessa coltre di cerone ed eyeliner, ribolliva come lava incandescente.
Con “Primary Colours”, il secondo album sbarcato nei negozi di tutto il mondo nell’ormai lontano aprile 2009, il vulcano di creatività nelle teste del tenebroso Faris Badwan e dei suoi altrettanto arcigni sodali (Joshua Hayward, Tom Cowan, Rhys Webb e Joe Spurgeon) letteralmente esplose: un nuovo stile, un nuovo suono e uno spessore incredibile per dieci tracce che, pur non lasciando il segno per originalità , catturano immediatamente con il loro indiscutibile fascino.
Un fascino che, a mio modesto parere, deve molto all’eccellente lavoro svolto in fase di produzione da Geoff Barrow dei Portishead. Che siano stati i suoi consigli a convincere i giovanissimi Horrors a diluire il loro ruspante gothic/garage rock in un “mare dentro un mare” di shoegaze e psichedelia? è possibile: le ultra-effettate allucinazioni sonore di “Three Decades”, “Primary Colours” e “Mirror’s Image”, pur avendo poco o nulla da spartire con il languido trip hop tanto caro al trio di Beth Gibbons, avvolgono l’ascoltatore in un’atmosfera così particolare ““ un senso di sospensione nel vuoto, di galleggiamento in un oceano di feedback e riverbero ““ che alla fine si ha l’impressione che qualche eco della scuola di Bristol vi sia.
Ma si tratta solo di una piccola sfumatura nella grande tavolozza di “colori primari” a disposizione del quintetto britannico, qui talmente padrone dei suoi mezzi da riuscire a mischiare in maniera convincente le melodie del pop degli anni Sessanta all’etera confusione di My Bloody Valentine e The Jesus and Mary Chain (“Who Can Say”, “Do You Remember”), il calore del garage rock più rabbioso al gelo del post-punk (“New Ice Age”, “I Can’t Control Myself”), o ancora citare apertamente Joy Division (“Scarlet Fields”) e Velvet Underground (“I Only Think Of You”) senza farsi schiacciare dal peso dei maestri.
Tutto ciò fino a sfociare nelle sterminate acque di quel capolavoro che risponde al nome di “Sea Within A Sea”: una suite di quasi otto minuti in cui krautrock, psichedelia e tendenze progressive vanno a braccetto, sotto il segno di un riff di sequencer/arpeggiatore analogico che se non ha fatto la storia, poco ci manca. Un trip indimenticabile.
The Horrors ““ “Primary Colours”
Data di pubblicazione: 21 aprile 2009
Tracce: 10
Lunghezza: 45:28
Etichetta: XL Recordings
Produttore: The Horrors, Geoff Barrow, Chris Cunningham, Craig Silvey
Tracklist:
1. Mirror’s Image
2. Three Decades
3. Who Can Say
4. Do You Remember
5. New Ice Age
6. Scarlet Fields
7. I Only Think Of You
8. I Can’t Control Myself
9. Primary Colours
10. Sea Within A Sea