La band indie-pop di Liverpool è ritornata questo weekend con la sua terza fatica sulla lunga distanza ““ la prima per la PIAS ““ dopo due brillanti album, l’ultimo dei quali era “Different Creatures”, uscito a marzo del 2017.
Prodotto da Alan Moulder (U2, Nine Inch Nails, Suede, Ride, The Smashing Pumpkins), “What’s It Like Over Here” vede i Circa Waves far crescere il loro suono nel tentativo di cercare una via pop per aumentare la loro visibilità .
Non sempre i risultati in questi casi risultano essere felici: saranno riusciti questi ragazzi inglesi a centrare il loro obiettivo?
Il gruppo di Liverpool aggiunge spesso il piano e soprattutto i synth alle sue dieci canzoni presenti su questo terzo LP: se quella voglia di ricercare una bella melodia rimane, non tutto purtroppo suona come dovrebbe ““ quantomeno secondo la nostra opinione.
“Times Won’t Change Me” ha qualche elemento pop piacevole, dei bei cori dalle influenze soul, mentre i vocals di Kieran Shudall sono molto intensi; “Me Myself And Hollywood” è malinconica e mette in luce dei graditi profumi tropicali, mentre in “Be Somebody Good” l’uso esagerato e quasi violento dei synth rovina la sensibilità pop mostrata dai Circa Waves in questo brano.
Anche “Motorcade” non delizia certo il nostro palato con il suo uso dei sintetizzatori che si spinge un po’ troppo oltre: è un tentativo di dare uno spirito dancey al brano? Non lo sappiamo, ma la luminosa melodia che i ragazzi di Liverpool hanno creato non sembra giovare di questa aggiunta.
La sensibilità , la dolcezza e quel senso di riflessione rendono “Passport” il miglior brano dell’album, con il suo piano che ci affascina fin dal primo ascolto: una canzone malinconica, ma molto gradevole.
Alla fine di questa mezz’ora rimane un po’ di dispiacere perchè i Circa Waves sono bravi come poche altre band nella creazione delle melodie, ma un uso esagerato dei synth e una sovrapproduzione hanno in alcuni punti infastidito il risultato finale, che rimane comunque più che sufficiente: infine, da amanti dell’indie-pop, ci auguriamo che il gruppo inglese torni ad abbracciare la tanto amata semplicità nei suoi prossimi lavori.