A poco più di un anno di distanza da “Between Two Shores”, lo scorso weekend Glen Hansard è ritornato con questo suo quarto LP: registrato nei Black Box Studios in Francia insieme al produttore David Odlum, il disco vede la partecipzione dei fratelli iraniani Khoshravesh, collaboratori di lunga data come Joe Doyle (al basso) e ROMY (al piano, alla voce, e agli arrangiamenti degli archi) e i musicisti elettronici di Dublino Deasy e Dunk Murphy (Sunken Foal).
Con queste premesse siamo sicuri, già prima di ascoltare per intero il nuovo LP, che il musicista irlandese tenterà di esplorare nuovi percorsi sonori e le risposte arrivano puntuali e interessanti nella successiva ora abbondante di musica.
Ci basta l’iniziale “I’ll Be You, Be Me” per capire che qualcosa sta cambiando: Hansard, infatti, qui non fa solo uso dell’elettronica, ma trova spunti funky, mentre la sua voce guadagna in profondità e intimità e il suo sound si fa più grande e ricco.
Nella successiva “Don’t Settle”, invece, tra piano e spoken word, Glen sembra volerci ricordare gente come Nick Cave e Lou Reed, talmente la sua musica diventa viscerale e sincera.
Le influenze diventano le più disparate man mano che il disco prosegue: da quelle latino americane di “Race To The Bottom” (molto belli i suoi fiati dal tono piuttosto allegro e le chitarre spagnoleggianti) a quelli africani psych-desert di “The Closing Door”.
Ovviamente c’è spazio anche per brani folk più classici come “Threading Water”, sempre molto riservata e ricca di sentimenti, o per ballate al piano quali “Who’s Gonna Be Your Baby Now”, piena di cuore ed emozioni: il processo di evoluzione prosegue in modo molto positivo in “This Wild Willing”, mentre l’ex frontman dei Frames continua a regalarci dipinti dove le sensazioni ci colpiscono dritte al cuore.
Foto Credit:Stephen Vanfleteren