I am the resurrection and I am the light
A Ian Brown, John Squire, Gary Mounfield e Alan Wren era già  chiaro che si trattava di un disco da predestinati, da messia, da “The One / Neo”.
Un disco destinato a chiudere un cerchio sui musicalmente aridi anni 80 e lanciare gli irripetibili anni 90. Il tutto attraverso degli apparenti paradossi quali portare i Beatles nei ‘Dancefloors’ ed i Joy Division nel top of the pop.

Ero al terzo anno di università  e compravo regolarmente il Melody Maker che già  incensava questo quartetto di Manchester definendolo ‘the best new thing in Britain’. Preso dalla curiosità  l’ho comprato quasi subito, a scatola chiusa.

Che emozione l’inizio in sordina di “I Wanna Be Adored” rotto dal riff dell’immancabile Gibson Les Paul di John Squire, un brano che nel titolo riassume quella leggera supponenza ed autostima di chi sa già  che ha le carte in regola per sfondare ed essere osannato da bagni di folla, senza necessariamente dover “‘vendere l’anima’.

I don’t have to sell my soul
he’s already in me
I don’t need to sell my soul
he’s already in me
I wanna be adored

Attraverso una cadenzatissima “She Bangs The Drum” si arriva all’onirica “Waterfall”, sussurrata appena dal vocalist Ian Brown sopra ad una texture di chitarra e basso da incorniciare.
Il disco segue un ritmo ben preciso fatto di accelerazioni e decelerazioni, magistralmente diretto da John Leckie, produttore cresciuto, pensate, ad Abbey Road tra John Lennon ed i Pink Floyd.
Nessuna sorpresa quindi se la riuscita del prodotto si deve anche al suo direttore d’orchestra.
Ma torniamo al disco, che nel frattempo è arrivato alla traccia 5 con una classica pop song accelerata, “Bye Bye Badman” che è anche il titolo del quadro in stile Pollock fatto da John Squire ispirandosi ad i disordini di Parigi del 1968, raccontatigli da un viandante durante un suo viaggio in autostop in Europa. Per curiosità  i francesi usavano i limoni, simbolo della copertina di questo disco, per far passare il bruciore agli occhi dei gas lacrimogeni.

Dopo il passaggio lento di “Elizabeth My Dear” l’apoteosi finale che comincia con “Sugar Spun Sister”, la pop ballade “Made Of Stone” e si conclude con la resurrezione “I Am The Resurrection”, in sintonia con la Pasqua dell’anno in cui il disco è stato pubblicato.

Per chi, all’epoca, ha acquistato la versione americana (era l’unica disponibile in Italia) ha potuto godersi una perla del britpop usata in mille sigle televisive, spot pubblicitari e altro: “Fools Gold”.
Una icona del Baggie, track germinale del pop che verrà , dai Charlatans agli Oasis, dai Primal Scream ai Radiohead, dai Chemical Brothers ai Kasabian.

Per il resto la storia degli Stone Roses la conoscete già  ed è alquanto facile e scontato raccontarla ex post.
Quando l’NME ha assegnato il numero 1 all’album nella speciale classifica “100 Greatest British Albums Ever” non sono riuscito a dissentire. Certo ci sono i Led Zeppelin ed i Beatles ma nessuno ha fatto un disco d’esordio così. Sono andati talmente in alto e lontani, che non hanno più saputo ripetersi e non hanno nemmeno insistito nel farlo, alla ricerca di quel folle oro che è la fama.

I’m standing alone
I’m watching you all
I’m seeing you sinking
I’m standing alone
you’re weighing the gold
I’m watching you sinking
Fool’s gold

GIGANTESCHI

The Stone Roses ““ “The Stone Roses”
Data di pubblicazione:
2 maggio 1989
Tracce: 11
Lunghezza: 49:02
Etichetta: Silverstone
Produttore: John Leckie, Peter Hook

Tracklist:
1. I Wanna Be Adored
2. She Bangs the Drums
3. Waterfall
4. Don’t Stop
5. Bye Bye Badman
6. Elizabeth My Dear
7. (Song for My) Sugar Spun Sister
8. Made of Stone
9. Shoot You Down
10. This Is the One
11. I Am the Resurrection