Il Botanique di Bruxelles ci riserva sempre ottimi concerti di elevata qualità ogni volta che passiamo per la capitale belga. Anche stasera, infatti, la classe non manca, perchè vi suoneranno Weyes Blood e Hand Habits, due nomi tra i più interessanti del mondo indie-rock al femminile negli Stati Uniti e non è un caso se il live di oggi è sold-out già da alcune settimane: la rassegna Nuits 2019 è iniziata da pochi giorni e terminerà solo la prossima settimana e oggi ci porta questo abbinamento davvero gradito.
Hand Habits è il moniker di Meg Duffy, l’ex chitarrista di Kevin Morby, che negli ultimi anni abbiamo imparato ad apprezzare durante i concerti del musicista nativo del Texas: la sua carriera solista è proseguita la scorso marzo con l’arrivo del suo sophomore, “Placeholder”, realizzato dalla Saddle Creek, uscito a due anni di distanza dal suo debutto, “Wildly Idle (Humble Before The Void)”, realizzato invece da Woodsist Records.
Le otto e mezza sono passate da pochi secondi, quando la musicista nativa dello stato di New York sale sul palco, accompagnata da un pianista e da un batterista: “All The While”, l’unica canzone di questa sera estratta dal suo esordio, apre il concerto. Dopo una breve introduzione con la sola chitarra, l’entrata degli altri strumenti rende il suono più pieno: la gentilezza dei vocals di Meg e la sua classe vellutata ci introducono nel suo mondo intimo e gentile, fatto di grandi spazi e influenze di Americana.
Difficile trovare le parole per descrivere “Placeholder”, la title-track del suo secondo LP: la malinconia si aggiunge a perfette sensazioni melodiche a cui il piano dà qualcosa in più, mentre il drumming si fa più intenso, così come le emozioni. Il live-show è iniziato da nemmeno dieci minuti e già i brividi ci scorrono sulla pelle.
Più deciso l’andamento in “Jessica” con le sue schitarrate, ma l’atmosfera è sempre molto raccolta e i vocals della Duffy incredibilmente toccanti, mentre “Are You Serious?” suona pulita, pura, luminosa e soprattutto leggera e chiude il set lasciandoci ottimi ricordi e con la voglia di averne ancora.
Una proposta molto intima quella di Hand Habits, che si è evoluta dagli inizi nella cameretta e ha trovato spazi più grandi andando a cercare nel mondo indie-folk, in cui riesce a svettare e incantare, regalando anche in versione live sensazioni sincere e ricche di sentimenti.
Pochi minuti dopo le nove e mezza, invece, è la volta della headiner, Weyes Blood: Natalie Mering, che vedremo suonare sia i synth che la chitarra acustica durante il concerto, è accompagnata da una band piuttosto larga composta da piano, batteria, basso e chitarra elettrica.
Arrivata alla sua ultima data europea, vestita totalmente in bianco e con dei tacchi fin troppo alti, la musicista di Santa Monica si prende il centro della scena e incolla gli occhi dei numerosi spettatori su di lei per tutta la successiva ora: il suo quarto album ““ il suo primo per la storica Sub Pop Records di Seattle ““ è uscito un mese fa e giustamente la sua setlist prenderà molto da quella release.
Fin dal suo arrivo sullo stage del Botanique, la californiana dimostra di essere a suo agio davanti al pubblico belga, scherzando spesso con i presenti: dopo un intro con i synth, che creano un’atmosfera magica e quasi surreale, “A Lot’s Gonna Change” apre la serata. Natalie, con quella sua figura angelica e quella voce magnifica e sicura, comincia a trasportarci verso il Paradiso, mentre il suono si fa sempre più pieno, prezioso e incredibilmente sensibile.
Forse meno ricca negli arrangiamenti rispetto alla sua versione originale, la successiva “Something To Believe” nota una grande passione nei vocals della Mering e un uso più largo degli spazi nei suoi panorami sonori, con la chitarra elettrica che ricerca suoni più tipici del folk e dell’Americana.
La leggerezza e quella perfezione pop che si nascondono dietro alla malinconia di “Andromeda”, ci regalano uno dei tanti highlight di questo concerto: le sue atmosfere dreamy e la sei corde acustica di Natalie aggiungono ulteriori brividi alla serata.
Se “Picture Me Better” mette in luce il lato più intimo di Weyes Blood, con solo chitarra e piano a supporto dei sempre incantevoli vocals della ragazza nativa di Santa Monica, “Movies” ci sposta inizialmente verso territori più elettronici con synth capaci di regalare sensazioni appunto cinematiche, prima che la Mering ci incanti ancora riuscendo a descrivere alla perfezione, con l’aiuto della sola voce, mondi da sogno totalmente incantevoli: alla folla belga non rimane che chiudere gli occhi e lasciarsi spostare verso queste sensazioni mistiche e uniche.
C’è il tempo anche per citare uno dei migliori gruppi californiani di sempre, i Beach Boys ovviamente: la cover di “God Only Knows” è così naturale e bella, pur nella sua semplicità , ma altrettanto intensa emotivamente e ci ricorda perfettamente come certe canzoni abbiano cancellato ogni confine temporale e sono destinate a rimanere per sempre. Inutile dire come le melodie riprodotte da Weyes Blood e la sua band siano incredibilmente eccezionali.
“Do You Need My Love”, infine, chiude la serata nel miglior modo possibile con tutta la dolcezza di cui potevamo aver bisogno, panorami sonori sognanti e una strumentazione ricca e garbata.
Una prestazione eccellente quella di Natalie che questa sera non solo ha dimostrato di saper sfruttare al meglio le sue grandi doti vocali, ma ““ con l’aiuto di una band capace e intelligente ““ è riuscita a creare atmosfere uniche e variegate, destinate a rimanere nel cuori dei suoi fan a lungo. Davvero un live-show da ricordare!