Immagini evocative; chitarre riverberate, un po’ dream; inaspettate parti jazzate; una voce secca, asciutta: Cristiano Alberici, con il progetto Hofame giunto alla seconda pubblicazione con “Un istante”, ha puntato sulle nuove tendenze italiane facendo emergere il proprio carattere. Non è riconducibile a nessuno in particolare e il suo timbro di voce lo rende riconoscibile tra il panorama “indie” italiano.
Di nicchia quanto basta per non cadere nei confronti forzati, con gli intrecci tra la chitarra acustica che accompagna l’intero album e i fraseggi dell’elettrica sembra quasi aver deciso di fare un passo “indietro” rispetto a ciò che si ascolta oggi, puntando su un sound minimale, cercando (e trovando) la maturità nell’arrangiamento e nei testi.
I testi sono agrodolci, perchè se da una parte riflettono la contemporaneità , dall’altra ne svelano i lati più amari.
Guardando in faccia questa contemporaneità dove tra fake news e realtà distorta tutto è relativo, Cristiano Alberici canta la verità come una divinità che non pone il veto quando viene chiamata in causa: «La verità è stata qui, ascolta tutte le domande, non giudica. La verità di tutti i giorni accetta tutte le risposte, non ha età ».
Con “Un filo d’erba” fa venire in mente l’universo Marvel con gli Avengers di “Infinity War” e di “Endgame”, pronti a subire lo schiocco delle dita da parte di Thanos, in una sconfitta che sembra irrimediabile, che li vede stanchi di rialzarsi «Accade anche agli eroi di restare a terra, accanto alle sue armi, accanto a un filo d’erba. Sulle labbra il sapore di una sconfitta, cadiamo stanchi senza tregua, siamo in molti », questi supereroi che diventano umani, dimostrando che cadendo diventano vulnerabili, con le proprie paure, i timori e le debolezze che li rendono uomini reali.
Sono molte le parti solo strumentali, come in “L’esistenza” o come in “Un colpo di nausea” (con i contributi alle tastiere e al sax di Stefano Cristi e Luca Fusari) e fanno apprezzare ancora di più la qualità degli arrangiamenti e dei musicisti coinvolti che, oltre ai sopracitati, vedono partecipare Michele Napoli ai tamburi, Marco Giacomini alla chitarra e Camilla Chioda ad accompagnare la voce di Cristiano.
“Quando si vive” e “Addio terra ferma” sono tra i più profondi dell’album, sia a livello di testo che di trame chitarristiche, malinconiche, vespertine. Meritano un’attenzione particolare, più di un ascolto per rivedersi tra i versi.
C’è bisogno di sdrammatizzare e vengono in soccorso “Cento volti” e “La caduta degli dei”, con i cori e i riff che entrano in testa, in particolare della prima.
“Un istante” mostra un’altra faccia della musica “indie” italiana, che non è rock, non è pop, ma un qualcos’altro, più acustico, cantautorale, ma non quello classico, che nel bene o nel male si ascolta spesso e proviene da un unico modello. Hofame è un progetto che ha messo le radici su terreni difformi, dando frutti dalle più disparate fattezze e dai sapori profondamente diversi.