Che la nostalgia sia (ancora) con noi. I Pure Bathing Culture riaggiustano il tiro in fase di scrittura, smarrito in parte nel precedente “Pray For Rain” (in cui la chitarra e i synth non disegnavano trame magiche come nell’esordio, adagiandosi su canzoni impeccabili ma dalla forma e dalla melodia un po’ piatta), e si ributtano a capofitto negli anni ’80, con l’attenzione concentrata al massimo nel trovare il ritornello vincente.
Che i loro punti di riferimento, a dire la verità , siano sempre i soliti non ci sono dubbi (fin dal primo disco il nome Fleetwood Mac non è mai stato evocato per caso) e questo non ci disturba, ma dobbiamo dire che stavolta il tributo all’ easy-listening anni ’80 è altissimo e a livelli quasi da copia praticamente esatta e perfetta, sacrificando (volutamente, verrebbe da dire) personalità e perdendo anche quel misticismo (che emergeva anche nei suoni dream e notturni, non solo nei testi) che avvolgeva il primo, splendido, album “Moon Tides”.
La partita dei nostri PBC, in questo terzo giro di giostra, è quindi a carte che più scoperte di così non si può. Il nostro consiglio non può che quello di lasciarsi conquistare da un sound assolutamente retrò ma che dal punto di vista melodico non sbaglia un colpo. Se invece cercate la novità o non avete mai amato un certo sound degli anni ’80, beh, cambiate canale al più presto.
Credit Foto: Phil Chester & Sara K. Byrne