di Fabio Campetti
Hanno festeggiato, giusto lo scorso anno, i dieci anni di attività ; era il 2008 quando i Foals pubblicavano il loro folgorante esordio intitolato “Antidotes”. Il 2019 invece vede il loro ritorno dopo 3 anni di digiuno dall’ultimo tour, un nuovo giro di concerti che tocca ancora anche Milano, live ospitato, come nel 2016, nel sempre strepitoso Fabrique, il tutto per presentare il recente progetto discografico, di fatto un doppio disco, snocciolato in due parti “Everything Not Saved Will Be Lost Part 1” uscito a marzo (sicuramente uno dei migliori lavori di questo inizio) e un secondo capitolo previsto per l’autunno.
Un grande “comeback” quindi, che conferma lo status della band di Oxford tra le più importanti e osannate in circolazione, e forse una delle poche capaci di prendersi lo scettro di headliner nei festival europei, facendosi largo tra i mostri sacri, cosa tutt’altro che scontata, un seguito di affezionati e fedelissimi in crescendo album dopo album.
Il live di stasera, com’è prevedibile, costrusce la setlist dando spazio e risalto alle ultime canzoni, dal primissimo singolo “Exits”, a “White Onions”, da “In Degrees”, a “Syrups” fino ad “On The Luna” che apre la scaletta. Il recente e glorioso passato, ovviamente, non può mancare “Mountain at my gates” (il brano più bello di “What Went Down”, il mio preferito in assoluto), fatto per secondo è una rasoiata da dancefloor, ma anche “Inhaler” o “My Number” sono incalzanti, trasformando la platea in un’onda gigante, “Black Gold” o “Spanish Sahara” psichedeliche e dilatate calmano le acque a metà serata. Ci troviamo di fronte a un saliscendi di sonorità , un collettivo in stato di grazia, affiatato, coraggioso, senza compromessi.
Un’ora e mezza di show (e pubblico adorante) fino alla conclusiva “What Went Down” che chiude un live perfetto, a voler fare l’avvocato del diavolo, forse addirittura anche un po’ troppo perfetto, però ce ne fossero.
P.S. Yak in apertura, assolutamente la band spalla che tutti vorrebbero avere, rock’n roll come calci nei denti.
Foto di Maurizio Mecca