Poi non venite a dirci che non abbiamo occhio, anzi, orecchio. Un anno fa circa segnalavamo con piacere il nuovo singolo di Alyse Vellturo, invitandovi a tenere gli occhi aperti sul suo progetto che era (ri) partito con ottime credenziali.
Bnene, ora che abbiamo fra le mani il suo album d’esordio non possiamo che ribadire di aver puntato sul cavallo vincente.
Indie pop rock che potremmo mettere nelle scaffale dei dischi dall’alto tasso melodico, in compagnia di gente come Haim e Stars, ma che ci crediate o meno noi ci sentiamo dentro sempre una punta di Jimmy Eat World, in una veste più pop e da camera. L’aspetto su cui Alyse ha lavorato tantissimo sono le melodie. Al di là del pregevolissimo lavoro sulle chitarre, sono proprio i ritornelli e l’impianto melodico in generare a funzionare a meraviglia. La sua voce un po’ roca e mai pulitissima si sposa con questi arpeggi deliziosi. Incalzante ritmicamente quando serve, capace di sporcare il suono e renderlo più ovattato, ma anche strizzare l’occhio al pop, la nostra Alyse ha fatto un disco che riuscirà a mettere d’accordo più palati e di questo dobbiamo darle atto.
Che sia un disco importante e dal grande peso specifico per la fanciulla stessa sono le sue parole a farcelo capire: “Questo disco riprende da dove il mio primo EP aveva lasciato. Mi ha praticamente salvato la vita, mi ha aiutato a capire che è giusto essere tristi, pazzi, feriti e vulnerabili, ma è altrettanto importante difendere se stessi e sapere cosa si merita, e, infine, andare avanti. Sono passati tre anni e sono così orgogliosa che sia finalmente pronto da ascoltare“.