di Fabio Campetti
Tornano a farsi sentire dopo ben cinque anni di silenzio gli Abiku di Grosseto che ci avevano lasciato proprio con quel gioiello o piccolo capolavoro che è “La vita segreta” che li ha portati in giro per lo stivale, nonostante non abbia dato loro quella consacrazione che avrebbero meritato con un album così, vabbè si sa, nella vita serve culo.
Da allora sono passati, come detto, cinque lunghi anni, che discograficamente sono un’era geologica, sono cambiate un milione di cose, oggi spadroneggiano Spotify e le playlist, insomma tutto è radicalmente cambiato. Detto questo gli Abiku sanno cosa significhi fare musica a 360 gradi e, come se niente fosse, vanno avanti, giustamente, per la loro strada, confezionando un disco senza tempo che, lo dico subito, bissa, per qualità , il suo predecessore.
Lavorato in un lasso di tempo piuttosto lungo, “Monte Carlo” vede, in cabina di regia, la preziosa collaborazione di Matteo Cantaluppi (uno dei re mida della nuova scena italiana, già dietro ai dischi di, tra gli altri, Thegiornalisti ed Ex-Otago), che insieme alla band produce le nove tracce in scaletta. Lungimiranti o avanguardisti si buttano su sonorità moderne di per sè, ma solitarie e tutte loro, fregandosene, di fatto, di quello che sta succedendo in Italia.
Giusto così dato che parliamo di un collettivo con grande personalità , che, come detto sopra, meriterebbe tanto di più. “Faraone al luna park”, “Sarchiapone”, “Ciao mare” o “Internet” sono solo alcuni degli episodi di questo atteso ritorno, c’è il funk, l’elettronica, la musica d’autore e una band al massimo della sua potenza tra le migliori in circolazione.
Otto e più meritatissimo.
Foto di Lilia Carlone