“Il materiale che abbiamo scritto è solo una buona musica pop, e questo è tutto ciò che stiamo cercando di fare. Sto solo scrivendo canzoni pop decenti“. A parlare è Jonny Quinn, il leader di questo delizioso quartetto di Liverpool, del quale, qui su IFB, ci siamo già occupati spesso. E’ bello ora vederli arrivare al disco d’esordio ed è altrettanto bello sapere che non hanno affatto perso l’umiltà : i piedi sono ancora pienamente per terra, nonostante un seguito che sta salendo sempre di più.
Questo che abbiamo fra le mani è, nè più nè meno, un piacevole disco di guitar-pop. I giovanissimi Spinn ascoltano un po’ di tutto (“Ovviamente gli Smiths ci hanno influenzato come band nel complesso, ma individualmente abbiamo una vasta gamma di influenze, come Andy che è uno shoegaze ed è sempre entusiasta dei Ride. Sean ha un sacco di influenze disco. Louis ama gli U2 e le mie influenze liriche provengono da Cure e The Drums” -è sempre Johnny che ce lo dice-), ma alla fine Smiths e Cure sembrano davvero essere i santini maggiormente presenti nel loro portafoglio. Non ci dispiace.
Il verbo jangle-guitar-pop è declinato in modo pulito, scolastico a tratti ma, sempre, dannatamente melodico. Johnny ha questa vocina disincantata, come se fosse capitato li per caso al microfono e la produzione non accentua affatto la grinta, ma anzi, leviga gli spigoli per rendere tutto ovattato e dolce.
W la gioventù, w i capelli lunghi e w il guitar pop, insomma, w gli Spinn.
Credit Foto: Sam Crowston