Il 1999 è stato un anno fertile per la musica italiana e tra i tanti dischi usciti in quei dodici mesi c’era “Metaversus” dei 24 Grana. Un album che arrivava dopo l’EP “24 Grana”, l’esordio “Loop” e lo storico “Live Teatro Nuovo” (anche noto come “Loop Live”). La band partenopea si era fatta le ossa nei centri sociali mettendo insieme reggae, dub e rock con impareggiabile energia. A Francesco Di Bella, Armando Cotugno e Renato Minale si era aggiunto nel 1996 il secondo chitarrista Giuseppe Fontanella e il suono dei 24 Grana aveva cominciato a crescere, acquistando nuove sfumature.
“Metaversus” era un progetto incredibilmente ambizioso ispirato a “Snow Crash”, romanzo cyberpunk dello scrittore americano Neal Stephenson uscito nel 1992 che raccontava un futuro distopico, dove diverse realtà si intrecciavano e si sovrapponevano anticipando di decenni “Black Mirror” e di qualche anno l’arrivo di “Second Life” e della trilogia “Matrix” (il primo capitolo usciva proprio nel 1999). La New York immaginata da Stephenson era profondamente diversa dalla Napoli dei 24 Grana che in quarantatre minuti creavano il proprio percorso indipendente, raccontando una realtà molto vissuta e per nulla virtuale.
Registrato a Procida in una delle rare pause di un tour infinito, “Metaversus” mescolava generi e sensazioni. Il rock anni sessanta e settanta evocato in “Nel Metaverso” e “Rappresento” si fondeva col reggae geneticamente modificato di “Nun Me Movo Mai” e “Vesto sempe uguale” (da rivedere il bel video di Sabino Esposito). Spazio anche per l’elettronica, con le sinistre risate e gli arrangiamenti ricercati di “Epitaph” e per le melodie stupefacenti di “Stai mai “‘cca” con un videoclip animato curato da Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti.
Prodotto da un’etichetta indipendente (Sintesi 3000, costola discografica delle edizioni La Canzonetta) e distribuito da una major (la CGD) “Metaversus” ha fatto conoscere i 24 Grana a un pubblico più ampio anche grazie alle copertine di “Rumore” e “Il Mucchio Selvaggio” a loro dedicate.
Vent’anni dopo il futuro immaginato in “Snow Crash” non è più un’utopia e il mondo di “Metaversus” non è invecchiato. I paesaggi urbani e sonori dei 24 Grana di fine millennio hanno resistito alla prova del tempo, oggi come allora capaci di mettere a nudo l’anima di una band che avrebbe esplorato nuovi territori con il “K album”, “Underpop”, “Ghostwriters” e “La Stessa Barca”.
Data di pubblicazione: 3 giugno 1999
Registrato: novembre ““ dicembre 1998 Procida
Tracce: 10
Lunghezza: 43:32
Etichetta: Sintesi 3000 / CGD
1. Nel metaverso
2. Rappresento
3. Vesto sempe uguale
4. Nun me movo mai
5. La pena
6. La costanza
7. Le abitudini
8. Resto acciso
9. Epitaph
10. Stai mai ‘cca