“Non definirei l’esperienza del tutto vana. Secondo questi nuovi dati, forse abbiamo l’eccellente occasione di catturare un fantasma e di conservarlo indefinitamente”
Parlare di “Ghostbusters” è come aggiungere una goccia nell’oceano. Quanto si è detto o scritto su questa pietra miliare del cinema (se di fantascienza, commedia, azione o horror, beh, questo decidetelo voi) e la verità è una e incontrovertibile: fu il film perfetto e lo è ancora dopo 35 anni. Perfetta la scelta del cast con cinque protagonisti calati a dovere nei loro personaggi così come i loro comprimari. Bill Murray/Peter Venkman è guascone, sopra le righe e il meno coinvolto dal paranormale, ma il più determinato, come si vedrà , nel combatterlo. La sua parte doveva essere di John Belushi prima che morisse prematuramente, ma non me ne voglia il grande John, oggi non ci vedrei nessuno al posto di Bill. Dan Aykroyd/Ray Stantz è surreale al punto giusto e forma con Harold Ramis/Egon Spengler la coppia di sapientoni esperti del paranormale. Chiude la squadra il simpatico Ernie Hudson/Winston Zeddemore che non dà l’impressione di capitare per caso a film già abbondantemente iniziato, ma si ritaglia un suo spazio in mezzo ai tre colossi. Il film è però corale e non possiamo dimenticare il pedante rompiscatole Rick Moranis/Louis Tully che piazza una serie di battute epiche, l’irresistibile Annie Potts/Janine Melnitz, segretaria tuttofare e la bellissima Sigourney Waver/Dana Barrett in stato di grazia estetica e recitativa.
Ci sono poi una New York avvolgente; piena di suoni e colori tanto da essere essa stessa personaggio, una colonna sonora azzeccatissima e una raffica di gag, battute e situazioni ormai leggendarie (e ripetute ancora oggi dagli appassionati) in una sorta di Saturday Night Live (Aykroyd e Murray ne erano stelle di prima grandezza) per il grande schermo. Il film diverte ancora oggi perchè sono gli stessi protagonisti a divertirsi per primi in un tripudio di scene che sfociano nell’assurdo e nel grottesco proprio mentre credi che la piega sia un pò troppo horrorifica. Perchè “Ghostbusters” è prima di tutto una commedia brillante e ce lo ricorda sopratutto quando Gozer il Gozeriano parrebbe troppo spaventoso e difatti la genialata è di farlo incarnare non in un essere terribile come ci si aspetterebbe, ma nel puffoloso pupazzo marshmellows.
“Non c’è niente di più soffice e dolce di quei candidi gnocchi di lichene […] Che fine ingloriosa! Uccisi da uno spacciatore di gnocchi di lichene”
Sospira uno sconsolato Ray mentre osserva basito il pupazzone bianco. E la pellicola è tutta così, ti spiazza dandoti prima tensione e brividi per poi esplodere in una trovata che ti stende dal ridere sostenuta dalla fisicità e le espressioni dei quattro operatori del paranormale. Bill Murray è mattatore assoluto con la sua faccia esterrefatta, pronto a dissacrare qualsiasi cosa abbia una parvenza di serietà o di paranormalità , persino rivolgendosi ad un fantasma:
“Salve! Io sono Peter. Lei di dov’è? Cioè, di dov’era?”
Ed Egon nella sua imperturbabile seriosità non è da meno e ti diverte con le sue uscite al limite del paradosso. Alla domanda di Janine su cosa gli piaccia fare nel tempo libero la risposta è storica:
“Colleziono spore, muffe e funghi”
La pellicola di Ivan Reitman resta scolpita nella memoria di tutti noi e regge al tempo sconfiggendo cloni e reboot atroci (quello del 2016 andrebbe atomizzato) perchè fatta di azione e humor spontaneo e brillante ed effetti speciali che non hanno nulla da invidiare a quelli odierni. Un film che col suo seguito, degnissimo anch’esso per quanto qualcuno storca il naso, è ormai mito e termine di paragone.