La Wibbling Rivalry, seppure a distanza, tra i fratelli Gallagher procede senza soluzione di continuità .
E sembra quasi interessare più della produzione musicale che ognuno dei due mette sul piatto ormai da quasi un decennio, che sia in proprio o quasi. Mentre il fratellino Liam continua per la strada rock’n roll star, (auto)ergendosi come una delle sue ultime icone, The Chief ha ormai intrapreso la strada della sperimentazione, dell’innovazione, del creare qualcosa di diverso da quello che la gente si aspetterebbe (vorrebbe?) da lui, ovvero canzoni memorabili dalla strofa al ritornello, di quelle che seppur elettrificate puoi prendere la tua acustica in mano e con (i quasi soliti) 4/5 accordi poterla fare tua.
Va detto: in quest’ultima attività Noel Gallagher è stato sempre storicamente un campione, per quanto sicuramente non un innovatore e ben lungi dall’essere un precursore di alcunchè. E’ essenzialmente un ramo spuntato negli anni ’90 nell’albero genealogico del guitar pop-rock che ha una storia ben più remota: e per mancanza di nuovi fiori, è rimasto anch’egli come uno delle ultime concrete e credibili espansioni di tale genere.
“Black Star Dancing” prosegue quindi sulla strada che già “Who Built The Moon?” aveva imboccato, e che dovrebbe allungarsi ancora con due nuovi EP previsti per i prossimi mesi.
La title track, “Black Star Dancing” appunto, anche se ben lontana dalla memorabilia, è catchy quanto basta, ha il giusto groove e magnetismo. Ripeto, di sicuro non indimenticabile. Ma nemmeno da buttare via, ha pulsazioni vintage da funky-disco-pop ed è radiofonica a puntino. E il tocco di Noel c’è, evidente, per quanto sia palese non essere questo il terreno di gioco in cui l’esperienza sarebbe più consolidata, dove col mestiere si potrebbe davvero sopperire ad eventuali lacune.
Vibrante quanto più tirata a lucido, “Rattling Rose” è sicuramente inferiore in qualità , con la sua pallida psichedelia. Ma soprattutto, è la sorella di “The Colourfield” (traccia dell’omonimo gruppo formatisi giustappunto a Manchester a metà anni 80 da Terry Hall), o è una personalissima impressione?
Meglio la più argentina e country folk “Sail On”: e qui Noel Gallagher se non gioca in casa, poco ci manca. E anche le caratteristiche dell’instant classic ci sono tutte. Sicuramente il miglior passaggio dell’EP.
In coda, due remix di “Black Star Dancing”, di cui il secondo a cura di Nicolas Laugier, in arte The Reflex.
Spaccherà ancora in due il seguito dei fan, questo “Black Star Dancing”? Ci sarà chi premierà il suo gusto, il suo coraggio di uscire dalla comfort zone che gli avrebbe comunque garantito un quasi sicuro vitalizio? Verranno applaudite le nuove avventure sonore? Ci sarà chi perderà la testa per “Sail On”, pronta a riportarti ai bei tempi andati? Di converso, ci sarà chi invece storcerà il naso e gli volterà ancora le spalle, perchè, come detto, da lui si aspettava (voleva) quello per cui si era innamorato ascoltando quanto di buono (grande?) il nostro Noel fu in grado di fare all’inizio degli anni 90? Di sicuro, i detrattori e i nemici, rimarranno tali, se non ancora più acuminati…
Credit Foto: Mitch Ikeda