“Mean Machine Music” è un titolo che si addice ai The Warlocks, band losangelina capitanata da Bobby Hecksher che in una carriera oramai ventennale ha visto cambiare il mondo della psichedelia a stelle e strisce, osservando numerose band gettare la spugna e altrettante arrivare al successo. Senza mai rinunciare a quello stile tagliente e un po’ scontroso, allergico ai compromessi, che ha fatto di Hecksher una delle voci più pungenti della scena.
Sono passati tre anni dal buon “Songs From The Pale Eclipse” e due dal live “Vevey”, tempo di nuove avventure per i The Warlocks. “Mean Machine Music” avventuroso lo è di certo. Nove brani, cinque inediti in apertura e nella seconda parte gli stessi pezzi rielaborati in chiave strumentale. Un esercizio di stile che Bobby Hecksher e soci eseguono professionalità e rigore.
Riducono la parte cantata al minimo indispensabile privilegiando toni soffusi e ricchi d’atmosfera. “Mean Machine (Reprise)” riprende e espande la linea melodica di “Mean Machine” mentre sono più marcate le differenze tra “Disfigured Figure” – “Disfigured Figure (Reprise)” (morbida e allusiva la prima sperimentale la seconda) e tra le chitarre distorte di “You Destroy” e “You Destroy (Reprise)” dove i riff si allungano fino a toccare corde shoegaze.
“It’s Hopeless” e “It’s Hopeless (Reprise)” rendono omaggio ai My Bloody Valentine e ai Neu! che sono il vero punto di riferimento di questo disco insieme al compianto Roky Erickson e agli Hawkwind, astronauti lisergici che compaiono in orbita tra le note di “Tribute To Hawkwind”.
L’ultimo dei The Warlocks non cambierà certo la storia della psichedelia moderna ma è un ascolto interessante per gli appassionati del genere, che si divertiranno molto a mettere a confronto le versioni originali e quelle strumentali create da una band che non ha certo intenzione di appendere le chitarre al chiodo.