Seconda apparizione romana per il rock resistente di Giorgio Canali, dopo il concerto del quattordici giugno a “Le Mura” in cui ha presentato il progetto inedito “Piccoli Fuochi”. Sbarca nella cornice dell’IFEST accompagnato dai suoi Rossofuoco la sera di un mercoledì in cui la capitale sembra quasi una città pulita, persino civile dopo la riapertura della stazione metro Repubblica e i cumuli di spazzatura che vengono lentamente rimossi dalle strade. Un mercoledì segnato dalle atroci foto del Rio Grande e dall’odissea della Sea Watch 3. Visto il clima, un concerto di Canali è il posto giusto per far scorrere un po’ di rabbia.
Apertura affidata al punk da spiaggia e pop da trincea dei Progetto Panico, band di Spoleto in passato è andata in tour con gli Zen Circus. Enrico Carletti, Luca Benedetti e Leonardo Mariani suonano con passione e scrivono canzoni ora grintose ora giocose, tutte da saltellare. Passa veloce il tempo ascoltando “Cattivi tutti quanti”, “Luca”, “Wolfango” e “Luigi” e dopo le ventitrè scocca l’ora di Giorgio Canali.
Sigaretta d’ordinanza tra le labbra, chitarra tra le mani, sembra un marinaio di lungo corso pronto ad attraversare la tempesta perfetta. Bestemmia meno del solito, se la prende con la macchina del fumo che rende irrespirabile la già pesante atmosfera capitolina, picchia la testa sul microfono, si lancia sulle canzoni con l’impeto di un ragazzino. E’ un’incazzatura lucida e brutale quella di Canali, che stasera attraversa diverse delle “Undici Canzoni Di Merda Con La Pioggia Dentro” che compongono l’ultimo album più alcune canzoni di merda vecchia, come lui stesso le ha definite.
Si riconoscono “Piove, Finalmente Piove”, “Messaggi A Nessuno” e “Undici”, “Fuochi Supplementari” e il cuore anoressico di “Nuvole Senza Messico”, “Morire di Noja”, i servizi deviati di “Verità , La Verità “, il Garibaldi mutilato dai vandali di “Emilia Parallela” e vaffanculo le cicale (che stasera stanno zitte comunque). E’ in gran forma Canali accompagnato dai Rossofuoco che sono ormai una garanzia, sempre esplosivi e arricchiti per l’occasione dal violino di Andrea Ruggiero. Rispolvera “100.000” tratta da “Che fine ha fatto Lazlotòz”, fa visita agli ostinati angeli autistici di “Nostra Signora Della Dinamite” e regala feroci versioni di “Mostri Sotto Il Letto” e “Ci Sarà ” suonate fianco a fianco.
L’ultima parte del concerto è una cavalcata furibonda, che passa da “Mandate Bostik” e “Pesci Nell’Acqua” per approdare a “Se Viene Il Lupo” e “Carmagnola #3”. La chiusura causa coprifuoco (“Son mica un juke box” risponde Canali al pubblico che chiede di più) è tiratissima con “Precipito” e “Radioattività ” prima che Canali, portatore sano di una coerenza a cui forse non siamo più abituati, riparta alla ricerca di quella felicità libera che è durata solo un momento.