Verrebbe da fare un articolo celebrativo su Nico Gamma (Gianluca Galliani, venuto a mancare il 17 giugno 2019 e giustamente meritevole dell’immagine in rilievo), ma perchè invece non cogliere l’occasione per dare giusta luce ai Gaznevada per intero, di cui Nico era tastierista e organista (il resto della formazione originaria era composto da Alessandro Raffini (Billy Blade), Ciro Pagano (Robert Squibb), Giorgio Lavagna (Andrew Nevada), Marco Dondini (Bat Matic), Gianpietro Huber (Johnny Tramonta), sostituito poi da Marco Bongiovanni (Marco Nevada))? E non mi andrebbe nemmeno di fare un’opera di recupero della loro discografia o citare per intero un album come “Sick Sountrack” o “Psicopatico Party” (1983), no, piuttosto preferisco dire che i Gaznevada sono tra i tanti rappresentanti di un periodo musicale italiano tanto fecondo quanto geniale e assolutamente irripetibile. Si, irripetibile e avete voglia di sbandierare i vostri miti ed eroi indipendenti che tanto fanno figo e classifica; quelli che si piccano di essere così intellettuali e ricercati nelle loro melodie così terribilmente tradizionali e stantie. Provate a mettere su un brano come “Nevadagaz”, così sghembo, nevrotico e disturbante o “Shock Antistatico” (entrambi sul fondamentale “Sick Soundtrack” del 1980) dai vaghi sapori disco, ma con quel basso così preponderante.
Echi e aromi british con punte di anarchia puramente Crass e follie tipicamente Screamers, si inseguono su trame mai tentate all’epoca in questo paese, dove ogni strumento anche non tipicamente punk come sax e synth trovano perfetta armonia.
Una band figlia del suo tempo, quello tra la fine dei ’70 e l’inizio degli ’80, fatto di sperimentazione, radio libere, case e fabbriche occupate, connessioni continue con paesi stimolanti come Inghilterra, Germania e Olanda. Bologna ne aspira l’umore e genera i suddetti e poi gli Skiantos, HI FI Bros, la Harpo’s Bazaar, etichetta puramente DIY guidata da un folle come Oderso Rubini e successivamente la Attack Punk Records. Parlare però di musica punk o solo punk per i Gaznevada è improprio perchè si, l’approccio inteso come libertà assoluta di comporre e proporsi è tipicamente punk, ma dentro ci si trova tantissima ironia, new wave e una tendenza al ballabile che sfocerà nella ultima parte della loro produzione in un vero e proprio proto italo disco.
Cosa resta oggi dei Gaznevada? La domanda andrebbe fatta per tutto il periodo in questione e per molte altre band. Resta molto, indubbiamente, ma principalmente rimane il concetto che è alla base della musica, credo, che è quello di sperimentare o comunque di suonare liberamente, senza andare dietro a nessuna moda o onda preconfezionata. Non è poco, ve lo assicuro.