Luglio di 40 anni fa.
Dal mio negozietto di dischi fidato mi chiamarono per dirmi che era arrivato, insieme a “Fear of Music” dei Talking Heads. Era arrivato il secondo disco dei Devo. Cresciuti ad Akron in Ohio, una città industriale dove oltre alle fabbriche di pneumatici non c’è niente. Il posto migliore per far nascere una band de-stabilizzante.
Il primo vinile giallo “Are we not Men! We are Devo” era praticamente consumato a furia di ascoltarlo. Tornavano le tute gialle di 5 di Akron, ritornavano i ritmi sbilenchi e metronomici di un gruppo “caposaldo” di tutta la New Wave americana e mondiale. I Devo sono diventati celebri, anche per la teoria della de-evoluzione secondo la quale la fuorviata società americana stava degenerando. E il loro messaggio era semplice e illuminato: il mondo non si evolve più, è in pieno arretramento: E’ in De-evoluzione.
In quel giorno di Luglio partii con il mio motorino blu, con un cielo che minacciava temporale a dir poco, ma tanto erano “solo” 20 km. Dai, forza! Lo ricordo ancora adesso il viaggio verso casa, pioggia torrenziale mai presa tanta acqua e il sacchettino con i due vinili tra le gambe, a proteggerli. Fradicio, ma felice.
Il vinile era quello americano con la carta pesante, profumatissima prima edizione. Considerai che era un giorno fantastico, due dischi importanti in un solo viaggio. Buttai sul piatto “Duty Now for the Future”, esaltatissimo per degustare le nuove canzoni di una delle band tra le mie preferite. Seppi solo successivamente che gran parte di queste canzoni le suonavano dal 1976 in concerto e non erano quindi, nuovissime. Stupiva constatare come la gestazione di molti pezzi di entrambi i primi due album sia stata simultanea e da risalire a metà degli anni “’70. Dal debutto condiviso con la spinta di Brian Eno osservai che la produzione era stata affidata a Ken Scott. Quel Ken Scott? Uno degli ingenieri del suono per i Beatles e per Elton John, Pink Floyd e Procol Harum? Sperai prima di far scendere il braccio del giradischi che i Devo non fossero cambiati o che avessero cambiato tutto…
Ma, al primo ascolto “Duty Now for the Future” era forse più bello dell’album di debutto.
I primi 5 pezzi sono ancora oggi una sequenza killer, entrata trionfale con “DEVO Corporate Anthem” il loro inno riproposto sempre alla fine dei concerti, la rincorsa di “Clockout” con la batteria metronomica di Alan Myers (tra l’altro registrata benissimo a differenza della seconda metà degli anni’80 dove le batterie erano orribilmente deturpate”…), quel tanto di mix tra sintetico ed elettrico che a distanza di 40 anni non risente del tempo. Al terzo brano, quando parte “Wiggly World” è tutto uno svolazzare di minimoog e svisi di chitarra contorte e refrain da stadio. La robotica “Blockhead” riporta alla memoria la celebre “Uncontrollable Urge” dell’esordio. Da notare che rispetto al debutto si ascoltano meno le chitarre e una presenza maggiore di synth (futuristici e freschi ancora adesso!). Solo nel finale della prima facciata fanno capolino i due pezzi più “malinconici” e paranoici mai registrati dai magnifici cinque. Tra questi, “Swelling Itching Brain” che anche dal vivo era inquietante, futuristica, alienante da fine dell’universo.
Girato il disco, il singolo power-pop “The Day My Baby Gave Me a Surprise” non sorprendeva più del dovuto, ma il meglio doveva ancora venire. Nei tre brani successivi che fanno da caposaldo negli anni a venire nei concerti e per i fan di tutto il mondo. Ne è il fragoroso esempio “Smart Patrol/Mr. DNA” una cavalcata di 6 minuti (un must nel repertorio dei 5 Akroniani) che disturba e diverte, bellissima nella sua ritmicità frammentata e via via più schizofrenica. Una ubriacatura new wave da stordire chiunque per il inseguimento spasmodico/ritmico. Il finale, rivalutato ed energizzante, con “Red Eye” una fantasmagorica marcetta che chiudeva il disco come se una strobe light ti entrasse nel cervello, con un finale che stordisce. Synthetizzando, “Duty Now For The Future” ha un suono più maturo rispetto al mitico esordio, con arrangiamenti contorti e bizzarri. Una maggiore varietà di colori rispetto alla ghiacciata omogeneità dell’esordio e un nuovo strampalato panorama di umanità dissociata. Un panorama che solo i Devo potevano generare nella decaduta capitale mondiale della gomma. Dove nel vecchio “Rubber Bowl Stadium” della loro città di origine hanno tratto (con il tempo mi sono fatto questa idea, ma è una mia sensazione) ispirazione dopo un concerto dei Grateful Dead.
We are all-DEVO!
Devo – Duty Now for the Future
Pubblicazione: 1 luglio 1979
Durata: 38:56
Dischi: 1
Tracce: 13
Genere: New wave, Post-punk, Art punk
Etichetta: Warner Bros
Produttore: Ken Scott
Registrazione: Settembre 1978 ““ 1979
Devo Corporate Anthem ““ 1:16
Clockout ““ 2:48
Timing X ““ 1:13
Wiggly World ““ 2:45
Blockhead ““ 3:00
Strange Pursuit ““ 2:45
S.I.B. (Swelling Itching Brain) ““ 4:27
Triumph of the Will ““ 2:19
The Day My Baby Gave Me a Surprize ““ 2:42
Pink Pussycat ““ 3:12
Secret Agent Man ““ 3:37
Smart Patrol/Mr DNA ““ 6:06
Red Eye ““ 2:50