Per David Bowie ci vorrebbe una top 10 ogni decennio di carriera, la lista è un po’ la colonna sonora della mia vita e un po’ la colonna sonora di tutti.
10. Blackstar
2016, da “Blackstar”
Una prima parte oscura e sofisticata per il brano che maggiormente rappresenta il suo addio, il suo personale orizzonte degli eventi pronto ad inghiottirlo nella stella nera che precede il nulla. La seconda parte suona come una resa anche se, come Tony Visconti ci ha raccontato, Bowie non si era arreso ma aveva in progetto altri due album di cui uno di elettronica, purtroppo non riuscirà a realizzarli.
9. Where Are We Now
2013, da “The Next Day”
Dopo un lungo periodo di silenzio dovuto a problemi cardiaci che avevano fatto credere ad un suo ritiro dalle scene, esce senza preavviso “The Next Day” un album bellissimo che fà felice tutti.
Il brano scelto come singolo è struggente e commovente, interpretato magistralmente da Bowie che ci trasmette quel senso di perdita e di rinuncia, il proprio passato è perso e accantonato ma mai dimenticato.
8. The Man Who Sold The World
1970, da “The Man Who Sold The World”
Un brano ampiamente coverizzato, favosa quella dei Nirvana, e il cui testo è stato interpretato in svariati modi anche a causa dei riferimenti letterali presenti, tra tutti il poeta Hughes Mearns.
Come svelerà Bowie è un brano sulla ricerca di se stessi e del proprio posto nel mondo, Mick Ronson e Tony Visconti contribuiscono a consegnarlo al mito.
7. Absolute Beginners
1986, single
Inciso per l’omonimo film dell’amico regista Julian Temple, di scarso successo ai botteghini a dire il vero, è un piccolo gioiello uscito dal cappello magico di Bowie e impreziosito dalla presenza di Kevin Armstrong, chitarra dei grandi Prefab Sprout .
Registrato in pochissimo tempo fu inaspettatamente un grande successo internazionale.
6. Five Years
1972, da “The rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars”
Brano di apertura dell’album narra dell’annuncio apocalittico che distruggerà il genere umano. Bowie alla chitarra, Mick Ronson al piano e Mick Woodmansey alla batteria riescono a creare l’atmosfera giusta realizzando l’ennesimo capolavoro.
5. Let’s Dance
1983, da ” Let’s Dance “
“Ma questo è David Bowie?” … “Ma che ….. dici, non può essere, sarà qualcuno che lo copia” . Grande successo mondiale, all’epoca accompagnato dalle perplessità dei fan di vecchia data, un album dove l’influenza e la produzione di Nile Rogers si fa sentire parecchio, nel bene e nel male.
Il brano lo farà conoscere alle nuove generazioni, accompagnato da un bel video che ne semplifica il senso, le contraddizioni del progresso, la ricerca del benessere e la perdita del proprio passato.
4. Space Oddity
1969, da “Space Oddity“
E’ il primo grande successo di Bowie, pubblicato nell’anno dell’impresa dell’ Apollo 11, in realtà , a leggerlo bene, il testo parla di alienazione e perdita del contatto con la realtà , nel Major Tom molto probabilmente Bowie vede se stesso.
Nel 1970 Bowie ne registerà una versione in italiano “Ragazzo solo, Ragazza sola ” con testo scritto da un Mogol non al suo meglio.
3. Ashes to Ashes
1980, da ” Scary Monsters “
Undici anni dopo “Space Oddity” Bowie riprende il Major Tom e sembra completarne e spiegarne il significato, il maggiore Tom e’ la rockstar con tutti i suoi eccessi, il brano sarà accompagnato da un video costosissimo che vedrà la partecipazione di Steve Strange dei Visage, a puntellare la scena new romantic dei primi anni 80, che cosi tanto era debitrice al glam rock.
Come la stragrande maggioranza dei brani di Bowie ha la caratteristica di non stancare mai.
2. Heroes
1977, da “Heroes“
Per molti è la canzone che identifica David Bowie, in realtà è il brano che lo resuscita in un momento molto difficile contrassegnato dall’uso incontrollato di droghe.
Scritta insieme al genio Brian Eno, e ingioiellato dalla chitarra di Robert Fripp, è un brano romantico e decadente che non ebbe all’uscita il successo che molti oggi credono.
Per me rappresenta l’Ave Maria del matrimonio tra i miei due miti David Bowie e Brian Eno.
1. Life on Mars?
1971, da “Hunky Dory“
Il suo capolavoro assoluto è una fuga dalla realtà , dall’insoddisfazione, dall’amaro sapore della consuetudine e dei rapporti imposti, la scrittura al piano è sublime e l’arrangiamento, anche per merito di Mick Ronson, completa il tutto.
Non si può non amare Bowie, non si può non amare l’arte di un indimenticabile eroe.