In origine gli Hollywood Vampires non erano un gruppo musicale, ma un esclusivo club di grandissimi bevitori fondato nel 1972 da Alice Cooper. Le riunioni di questa allegra cricca di alcolizzati, formata da musicisti del calibro di Keith Moon e Ringo Starr, si svolgevano nelle sale dello storico locale californiano Rainbow Bar and Grill. I simposi organizzati dal padre dello shock rock dovevano essere davvero strepitosi, visto che spesso vi partecipavano più che volentieri altri amici noti: John Lennon, Marc Bolan, Keith Emerson, Bernie Taupin (paroliere di Elton John), John Belushi e Joe Walsh degli Eagles, tanto per citarne alcuni.
Nessuna festa però può durare per sempre, e quella degli Hollywood Vampires venne interrotta sul più bello per un motivo tanto semplice quanto inesorabile: la morte. Un destino ineluttabile che si portò via prima del tempo numerosi membri importanti del circolo ma incredibilmente risparmiò proprio il suo presidente, Alice Cooper, salvatosi per il rotto della cuffia dal vortice dell’autodistruzione.
Oggi il truccatissimo cantante di Detroit è un vispo e sobrio settantunenne che alterna la passione per l’hard rock a quella per il golf ““ un hobby decisamente più sano rispetto alla vecchia bottiglia di Jack Daniel’s. Per qualche strano motivo, tuttavia, una manciata di anni fa si è messo in testa di voler resuscitare i vampiri hollywoodiani per convertirli in una band vera e propria; per farlo ha chiamato a raccolta un paio di amici che, c’è da scommetterci, avrebbero fatto la loro porca figura nel club originale.
Sto parlando di due campioni di eccessi quali Joe Perry, chitarrista solista degli Aerosmith e proprietario dei baffi più brutti che io abbia mai visto, e Johnny Depp, superstar del cinema che, tra una denuncia per violenza domestica e le riprese dell’ennesimo “Pirati dei Caraibi”, riesce a sorprenderci favorevolmente dimostrandoci di non avere le mani di forbice quando ha a che fare con una sei corde elettrica.
Il secondo album registrato dal supertrio si intitola “Rise” e, a differenza del suo predecessore pubblicato nel 2015, include più brani originali che cover di grandi classici del passato. Una scelta che premia gli Hollywood Vampires, autori di una prova decisamente convincente nella quale antichi sapori hard rock dal taglio tipicamente settantiano e “cooperiano” incontrano atmosfere quasi dark ““ neanche si trattasse della colonna sonora di un musical diretto da Tim Burton.
Tra le ben sedici tracce incluse risaltano in maniera particolare la lunghissima “I Want My Now”, l’angosciosamente psichedelica “Who’s Laughing Now” (niente male il riff con il talk box, che mi riporta alla mente il grandissimo Richie Sambora dei Bon Jovi), la viscida “Mr. Spider” ma soprattutto l’eccellente “The Boogieman Surprise” che, tra cadenze southern, maestosi passaggi di mellotron e riff alla ZZ Top, culmina in un energico ritornello in cui a rubare lo scettro ad Alice Cooper è niente po’ po’ di meno che il vecchio sex symbol Johnny Depp, in grado di terrorizzarci semplicemente con un sussurro grave: surprise.
E di sorprese in “Rise” il fortunatissimo ex fidanzato di Winona Ryder e Kate Moss ce ne riserva diverse: a lui infatti va l’onere di cantare le cover di “Heroes” (David Bowie) e “People Who Died” (Jim Carroll). Niente di eccezionale, certo; tuttavia funzionano, si sente che Depp le interpreta con passione e rispetto, e tanto basta per non far rivoltare nelle loro tombe i rispettivi autori. Interessanti anche la “You Can’t Put Your Arms Around A Memory” di Johnny Thunders affidata al bel timbro da crooner tossico di Joe Perry e la scoppiettante “We Gotta Rise”, una marcetta allegra e un filo politicizzata che fa da seguito a uno splendido classicone dell’Alice Cooper anni settanta – quella “Elected” che, a distanza di quasi mezzo secolo dalla sua uscita, inquieta in maniera particolare per un testo che oggi potrebbe benissimo venir spacciato per un discorso pronunciato da un Donald Trump o da un Matteo Salvini qualsiasi. Meglio non pensarci: We gotta rise, let’s rise above the lies.