Sono passati tre anni da “Lost Time”, ma lo scorso maggio è arrivato l’atteso quarto album delle Tacocat: “This Mess Is A Place” è stato prodotto, come il precedente, da Erik Blood ed è il loro primo per la prestigiosa Sub Pop Records.
Questa nuova fatica sulla lunga distanza della band di Seattle è anche la loro prima dopo le elezioni di Trump come presidente americano: chi pensava, però, che ciò potesse far perdere i colori alla musica delle Tacocat si è proprio sbagliato perchè Emily Nokes e socie non si sono certo fatte intimidire dalla triste attuale situazione della politica statunitense e hanno preferito parlare di desideri e speranze per il futuro, cercando di rimanere il più possibile positive.
Dal punto di vista stilistico, invece, il gruppo di Seattle ha prodotto con questo suo quarto lavoro un album molto più pop e più pulito rispetto ai suoi lavori precedenti: ci sono ancora le influenze punk-pop, i bei coretti catchy e divertenti, le chitarre fuzzy, ma c’è anche un grande e ottimo uso delle armonie che arricchiscono il suono delle Tacocat.
Se il recente singolo “Grains Of Salt”, con la presenza di lussureggianti synth, le porta verso territori decisamente poppy, “Little Friend” è invece piuttosto punk, anche se decisamente zuccherosa (ottime le chitarrone piene di fuzz), mentre “Meet Me At La Palma” ha un profumo decisamente surf-pop, solare ed estivo: ovviamente ““ non lo abbiamo ancora detto ““ tutte le dieci canzoni presenti su questo nuovo LP delle Tacocat hanno un senso melodico invidiabile e questa diventa (o rimane) una vera forza per la band di Seattle.
Una mezz’ora di puro piacere, in cui ci si lascia trascinare da quel buon sapore indie-pop che il gruppo statunitense sembra saper disegnare senza problemi: sebbene non porti particolari novità nel campo musicale, “This Mess Is A Place” è un album godibile, con una buona varietà sonora e ““ nonostante tutto ““ ancora parecchio ottimismo. Long life to Tacocat!
Foto Credit: Helen Moga