In passato, abbiamo accostato la musica dei giapponesi Taffy ad eroi del britpop come gli Echobelly in una versione power-pop, se riuscite a immaginarvi un po’ il sound, ma questa volta le cose sono cambiate.
Fin dal titolo la band, guidata come sempre dalla deliziosa voce di Iris (Nao è la nuova aggiunta alla chitarra), dimostra di essere più vicina a suoni meno zuccherosi del solito e, più che power-pop, questa volta siamo in ambito noise-rock anni ’90, come dei Pixies in versione iper rumorosa. Intendiamoci, le melodie rimangono, i momenti pimpanti non mancano (“Halo #6” è davvero una bella cavalcata, sporca e ruvida, con la band che graffia come non mai), eppure l’impianto sonoro è decisamente sonico e non si cerca la carta del ritornello più appiccicoso e immediato. Ne risulta così un disco capace di entrare in circolo dopo svariati ascolti e la cosa non ci dispiace affatto.
Che i nostri sappiano ancora essere deliziosi e pop lo dimostra il brano inziale “She & She”, che però si contorna di suoni sporchi e cupi, non certo solari. La voce di Iris è inconfondibile come sempre. Che le cose siano cambiate lo si percepisce da “Sunless Echo”: ritmica fissa e costante di Ken e discesa in un avvolgente vortice dream che poi diventa sempre più shoegaze, canzone sublime. Il tasso pop si rialza nella conclusiva “God’s Pink”, ma anche in “Aiai Ride” prima che le bordate di chiatarra spazzino via tutto. Stravagante “The Bates” (si, il nome riporta alla mente il film ‘Psycho’) che va un po’ per conto suo, con un mezzo delirio sonoro quasi fossimo in pieno free jazz. Da segnalare anche la cover di “Never Let Me Down” di Bowie, decisamente più sonica rispetto all’originale.
Cambiano le carte in tavola i Taffy e lo fanno bene, con oculatezza, mantenendo certi loro tratti distintivi e spingendo il piede e l’acceleratore su aspetti shoegaze e cupi che, in passato, facevano già capolino ma non in modo così netto. Bravi.