“Twisted Playgrounds” è il titolo del terzo album dei Distorsonic, un interessante progetto psych rock/stoner nato a Roma intorno alla metà degli anni ’90 e rimasto silenzioso ““ a livello discografico, s’intende ““ per quasi un decennio.
Alla guida vi è il bassista Maurizio Iorio, già noto per le sue collaborazioni con Moltheni (il vecchio pseudonimo di Umberto Maria Giardini), Alex Britti e lo scrittore giapponese Kenji Siratori, autore di una serie di opere multimediali a tema cyberpunk.
Al suo fianco c’è il batterista Stefano Falcone, che sostituisce un altro ex componente del gruppo di Moltheni, Gianluca Schiavon, seduto dietro le pelli in occasione del penultimo “Dose Minima Letale” (2011). Sono solo in due, ma non si sente: i Distorsonic riescono a coprire i vuoti di una musica perlopiù strumentale (a esclusione di una parte recitata da Iorio in “Subterranea”) tramite l’impiego di una enorme quantità di effetti definiti “aggressivi e ipnotici”.
Il basso elettrico si trasforma così in una piccola orchestra psichedelica in grado di riprodurre suoni spettrali e ultraterreni, con i tamburi e i piatti di Falcone ad accompagnare le quattro corde di Iorio in un trip ricco di riverberi, distorsioni e fuzz.
Un viaggio davvero molto impegnativo ma, in fin dei conti, appagante per l’ascoltatore: nelle nove tracce di “Twisted Playgrounds” si avvertono con forza echi delle fascinazioni spaziali dei Pink Floyd del periodo “A Saucerful Of Secrets” e del misticismo mediorientale degli Om, oltre a dei bagliori “dronici” che fanno da ponte ideale tra l’opera dei Distorsonic e una ambient dal gusto decisamente cinematografico. Una bella colonna sonora, anche senza film.
Foto: Vincenzo Labellarte