I Levia, che fino a un anno fa si chiamavano Levia Gravia, sono un gruppo salernitano dedito a un’interessante musica d’autore venata appena di folk e più aperta a soluzioni fresche, moderne, lontane dall’immagine vetusta dei cantautori cui comunque il cantante (ma direi più che altro il vero factotum della band) Alfonso De Chiara sembra guardare con la dovuta considerazione. De Chiara si è occupato dei testi, del progetto grafico ma anche della musica e degli arrangiamenti, coadiuvato in quel caso dal fido chitarrista Fabio Raiola. Completano la band il bassista Domenico Andria e il batterista Rocco Sagaria.
Attivi dal 2001, sono giunti qualche mese fa alla terza fatica discografica ““ la prima appunto con denominazione abbreviata Levia ““ ancora una volta per l‘indie label I Make Records. Una produzione certosina la loro, con uscite centellinate ma di gran pregio, che sono valse al gruppo importanti riconoscimenti fin dal primo disco pubblicato nel 2008, culminato in un’apparizione nella rassegna Musicultura.
All’epoca del secondo album “Nel tempo che avanza” hanno ottenuto anche una candidatura al prestigioso “Premio De Andrè”: ora ci riprovano con “L’altro capo”, un disco di breve durata, solo 5 pezzi, ma che segna un rinnovamento, una nuova fase.
E che porta con sè finalmente i frutti di questo lungo percorso, con la vittoria, stavolta sì, nella diciasettesima edizione del già citato “Premio De Andrè”: la targa è stata assegnata al brano non a caso più cantautorale, vale a dire “L’elicottero e il silenzio (confessioni di un pilota)”, lo stesso che già in precedenza si era aggiudicato anche il premio come “miglior canzone” nella tredicesima edizione di “Botteghe d’Autore”.
Insomma, le investiture ufficiali stanno arrivando, ora bisognerà vedere se i Levia riusciranno a emergere da questo affollato calderone musicale, che li vede in compagnia di molti esponenti di questo genere così classico.
Gli ingredienti per farlo non mancano di certo, ma sarà importante trovare una via sempre più ricercata e personale. L’ascolto dei brani è comunque molto piacevole, con le canzoni che scorrono lasciando squarci positivi nei nostri cuori.
La scrittura è fluida, felice e accessibile, pur non scadendo nel banale e nello scontato, come nella melodica “Sarebbe facile”, la più orecchiabile del lotto, nonchè la più esistenzialista sin dal bellissimo incipit (“Sarebbe facile buttarsi sul divano/e la televisione/Sarebbe facile affacciarsi alla finestra/e tagliare le persone/Sarebbe facile, non è difficile/nascondere un addio”).
Cenni d’autore rimangono evidenti nella successiva “Amore mio”, dai nobili rimandi ad Andrea Pazienza o nell’iniziale “Il vento in faccia”, a mio avviso la traccia più convincente: pimpante nel testo e musicalmente in grado di cambiare registro, forte di un arrangiamento davvero efficace, con inserti di piano e i struggenti archi nel finale.
Decisivo invece l’intervento della vivace chitarra, in odor di country, di Enrico Francese in “Contrariamente”. Chiude l’Ep in modo piuttosto introspettivo l’inusuale “L’elicottero e il silenzio (confessioni di un pilota)”, in cui è lodevole lo sforzo autoriale di De Chiara, per una composizione assai raffinata e baciata, come detto, già da un buon successo di critica.
“L’altro capo” mostra una band sicura dei propri mezzi espressivi e a suo agio nel maneggiare appunto gli stilemi della musica d’autore. L’auspicio è che queste canzoni siano state una valida prova per scaldare i motori in vista di un album più corposo e sostanzioso.
Non ci resta quindi che attendere fiduciosi i Levia con un nuovo progetto sulla lunga distanza.