La prima cosa che si fa notare in questa stagione di “La casa de Papel” è il budget, decisamente maggiorato rispetto alle prime due stagioni dove tutto si svolgeva in tre location. Già nella sola prima puntata, il girato si divide tra Madrid, isole caraibiche, sud-est asiatico, Italia e sud della Spagna, cosa impredicibile ai tempi dell’esordio low budget della serie. Il fatto la dice lunga sul successo e della derivante attesa intorno a questa stagione 3.
Inutile girarci troppo intorno: la sorpresa generata dalle trovate del “professore” nelle scorse stagioni qui viene un po’ a mancare, perchè i meccanismi narrativi della serie non sono stati rinnovati e perchè almeno il termini di svolgimento il plot è lo stesso. Le ragioni del colpo sono certamente diverse, con l’aspetto insurrettivo molto più centrale e le reazioni della polizia che si fanno più sporche, ma di rapina con ostaggi si tratta anche questa volta. Con qualche clichè di genere di troppo.
Molto buoni i personaggi nuovi, che non fanno rimpiangere i vecchi. Specie sul fronte polizia con l’introduzione della stronzissima negoziatrice Alicia Sierra.
Nonostante gli acquisiti difetti, intrattiene a dovere. Specie quando esagera, che è a suo modo un pregio, in tempi di serie televisive inibite come questi.