L’aria che si respira al Circolo Magnolia è bollente. L’attesa per i White Lies è resa ancora più incandescente dai  Giorgieness, band milanese capitanata da Giorgia D’Eraclea: un riuscito mix di psichedelia, pop e match rock, sensualità  e magnetismo.

Sono da poco passate le 22 quando i White Lies, ultimi paladini dell’ondata post-punk revival dei primissimi anni Duemila, salgono sul palco e vengono travolti da un calorosissimo benvenuto. Da subito un’aura positiva ed energica riempie l’aria, una perfetta sinergia emozionale tra band e pubblico.

La partenza è con “Time To Give”, dall’ultimo album “Five” uscito lo scorso Febbraio, un brano bellissimo con una coraggiosa progressione di synth nella parte centrale, un assaggio ben riuscito di quelli che saranno i colori e le sfaccettature della serata.

Sulle note di “Farewell To The Fairground”, dall’amatissimo primo album, urla e mani al cielo. Esplosione del pubblico, la prima di una lunga serie.

Sin dai primi brani veniamo immersi in una varietà  di suoni sconfinata, si passa dall’elettro rock e dalla new wave al pop, il tutto calibrato e potenziato da una scenografia minimale  e luci ipnotiche che virano dal blu notte al rosso accecante ad esaltare l’eleganza del trio.

In un’ora e mezza di concerto vengono sapientemente alternati brani di ieri e di oggi: “Belive It”, “Jo?”, “Never Alone”, l’ammiccantissima “Tokyo”; pure scariche di entusiasmo su “To Lose My Life” e “Death”.

Emerge la ricerca e la volontà  della band di esplorare nuovi territori senza abbandonare quel sound squisitamente eighties  che rende impossibile stare fermi.

La voce bassa e oscura di  Harry McVeigh, la batteria spettacolare di  Jack Brown, il basso virtuoso di  Charles Cave, fanno dei White Lies una macchina perfetta e rodata che non si risparmia e suda energia senza sosta. Una ginnastica sentimentale senza esclusione di colpi per i presenti che si chiude magistralmente sulla tripletta di encore “Fire and Wings”, “The Price Of Love” e “Bigger Than Us”.

Dio salvi i lunedì.