di Fabio Campetti
Oltre ai cosiddetti It pop e t-rap che stanno monopolizzando gli ascolti del nuovo pubblico italiano, esiste un filone che ci riconduce alla classica canzone d’autore e che, passando per gli anni settanta, per i CCCP e per quei dischi enormi degli anni novanta che ancora oggi sono imprescindibili, arriva fino ai giorni nostri, ben reincarnato da i due progetti che si esibiscono stasera alla festa di Radio Onda d’Urto a Brescia, Motta che fa da padrone di casa e La Rappresentante di Lista a condividere una bella serata; accoppiata già vista in altri festival e riproposta anche qui.
Inizia il combo siciliano, partito in sordina anni fa come duo acustico, diventato oggi una sorta di orchestra; sebbene facendo tutt’altro, il gruppo più vicino agli Arcade Fire che oggi abbiamo in Italia; una sorta di grande famiglia che con l’ensemble canadese condivide l’entusiasmo, gli intrecci tra i vari polistrumentisti e quella voglia di stare insieme, facendo musica per divertirsi.
Rodatissimi da decine per non dire centinaia di date tra disco vecchio e disco nuovo, fanno un set impeccabile, preciso, coinvolgente che il pubblico apprezza regalando applausi. 50 minuti di “best of”, immersi nelle splendide quanto coreografiche luci, assolutamente valore aggiunto allo show; grandi sorrisi e soddisfazioni, con la probabile promessa di rivedere LRDL in una prossima edizione della “Festaradio” con un set completo.
Scoccano le 22,30 precise, è il turno di Motta in una delle ultimissime date di questo tour estivo prima del già annunciato lungo stop per ricaricare le pile e scrivere una nuova pagina della sua carriera, dopo due premi Tenco, il festival di Sanremo e tour sempre più in ascesa. Nulla da dire, ci ritroviamo un artista consapevole della sua forza, cresciuto sotto ogni punto di vista, con un pubblico consolidato che lo segue e ricollegandomi al primo pensiero, Motta è uno di quei cantautori che riprendono la tradizione, riproponendola con personalità , modernizzandola, senza seguire mode momentanee o altro.
La setlist pesca tutti i brani più significativi dei suoi primi due album. “Sei bella davvero”, “La fine dei vent’anni”, la sanremese “Dov’è l’Italia”, “La nostra ultima canzone”, “Roma stasera”; nessuna esclusa, una dietro l’altra fino ad arrivare ad “Ed è quasi come essere felici” che chiude i bis di un bellissimo concerto e manda a casa più che felici le tremila anime di questa tappa bresciana.