“Free Cell” (il cui titolo proviene dall’omonimo gioco di carte) è uscito questo weekend per la Captured Tracks di Mike Sniper: per Lina Tullgren si tratta del secondo lavoro sulla lunga distanza, che arriva a due anni di distanza dal suo debutto, “Won”.
Inizialmente scritte nella casa dei suoi genitori nel New England, le dodici canzoni che compongono questo sophomore sono state registrate per la maggior parte ai Figure 8 Studios di Brooklyn (la Tullgreen si era nel frattempo trasferita nel Queens per stare più vicino alla sua comunità musicale): a causa di un incidente d’auto del suo collaboratore Ty Ueda, con cui aveva già lavorato per il primo LP, Lina si è ritrovata a dover produrre da sola il suo disco. Ueda, una volta ripresosi, è intervenuto solo nell’ultima parte della produzione, avvenuta al suo Mount Misery Studio.
Questo fatto ha ovviamente caricato di responsabilità la musicista nativa del New England che, da violinista, ha deciso di aggiungere al suo indie-rock elementi classici e orchestrali come fiati e appunto archi.
L’iniziale title-track, “Free Cell” ci fa subito ascoltare il suono del violino insieme a una voce dal tono riflessivo e a un’atmosfera piuttosto inquietante, mentre “Golden Babyland” ci presenta degli eleganti synth dalle influenze new wave, che sembrano navigare perfettamente all’interno degli ampi panorami sonori della canzone.
E se la conclusiva “Piano” è un tocco di gentilezza, semplice e pieno di sentimenti, graziato appunto dal morbido piano della Tullgren, “Wow, Lucky” non nasconde le sue influenze indie-rock, ma rimane sempre con un tono soft e modesto.
Davvero un lavoro interessante questo “Free Cell”, gentile, variegato, forse di non immediato approccio, ma comunque emotivo e intelligente: per Lina un apprezzabile passo in avanti.