Quando una rivoluzione è in atto non si comprende per quello che è, ma sono certo che tra 20/30 anni si parlerà ancora di molti artisti che hanno toccato gli stage di questa tre giorni: il TOdays allora non va solamente giudicato come un evento che parla al presente, tutto può, anzi deve, essere declinato al futuro.
Ecco la terza e ultima parte del report di questo TOdays 2019.
Jarvis Cocker
“Evolve” è il verbo (scritto su una pedana dello stage) che si sposa con la natura stessa dei suoni di Jarvis. Un modo rivoluzionario di ripensare, con uno sguardo decadente, i generi musicali come la disco e la dance che riprendono vita in vestiti cupi, quasi spettrali, ma enormemente teatrali e ipnotizzanti.
Cocker ha il portamento del costruttore di mondi, con le parole introduce, racconta le sue stranezze e le fa vivere, cambiare e emergere nel live. A non avere barriere è la creatività , che trova anche dei momenti per esprimersi in pura intimità , e proprio qui si riconduce e ci porta quell’ “evolve”: Jarv è l’evoluzione di una specie, forse estinta, ma sicuramente benedetta.
Balthazar
Arrivando verso via Francesco Cigna si vedono, nei pressi del backstage, molti autobus, e probabilmente 2/3 sono sicuramente serviti a portare il palco percussioni e oggettistica varia dei Balthazar. La loro è una prova divertente e soprattutto i primi a divertirsi, dedicarsi al live e alla cura degli arrangiamenti sono loro, che si dimostrano seriali maniaci cazzeggiatori. Nella loro attitudine auto-ironica c’è proprio quella forza catalizzante che permette al live di essere vitalistico. C’è spazio per sprazzi funk e jazz anche in un brano, nuovo ed efficace, come “Fever”: i Balthazar sono una band molto appetibile esteicamente, forse troppo, ma c’è anche tanta sostanza che li porta ad essere una delle più belle sorprese del TOdays 2019.
Johnny Marr
“è ritrovata. Che? L’eternità ” (Arthur Rimbaud)
Il live di Johnny Marr è una cornice perfetta che lega presente, passato e futuro di ogni spettatore del TOdays, tutto è ancora legato al sentirsi senza peso, di cui parlavamo ieri, la storia si mostra leggera e soprattutto ancora da scrivere perchè Marr, pur avendo dalla sua brani come “There is a light that never goes out” o “Getting Away with It”, non si crogiola nella comodità ma elabora, in un continuo cambio di chitarre e con una incontenibile reattività , un nuovo futuro da scrivere, pensare e sognare. Il live è il vero momento nostalgico del TOdays, non c’è disperazione nei ricordi ma solo una propositiva spinta verso il futuro.
A chiudere la tre giorni ci ha pensato Nils Frahm con un live che ha giocato sui i silenzi, sulle arie eteree e sull’intera storia dell’umanità . L’unica reazione possibile è la stessa che avevano, nel 1905 (circa), i primi curiosi che si avventuravano a provare il fonografo: davanti a Nils infatti ci si alza e si applaude.
Chi sono quindi i veri vincitori di questa tre giorni? Tirare le somme è un atto dovuto, ma è anche molto facile quando ci si trova in un contesto così stimolante. Il festival stesso è il più grande protagonista e sicuramente il vincitore assoluto, perchè è stato capace di aver aperto un canale di aria fresca e internazionale. A livello prettamente musicale i Low sono stati una parentesi insuperabile, anche se ogni set, in modo diverso, ha aggiunto qualcosa in più al racconto che è complesso, perchè in fondo è propriamente legato alla molteplicità della realtà .
TOdays non racconta solo l’oggi, non si limita a gettare l’ancora nella contemporaneità per sguazzarci indistintamente, ma interpreta con coraggio quello che sarà , lanciandosi in previsioni, scommesse, e allo stesso tempo è capace di accendere la melanconia con set come quello di Marr.
TOdays è una coraggiosa declinazione sentimentale.